Sammartino, Mr preferenze alle ultime regionali con 32mila voti, è a processo a Catania con l'accusa di corruzione elettorale. Ma non sono le vicende giudiziarie ad agitare il centrodestra. L'ingresso dei due è destinato a creare una frattura con l'ala che fa riferimento a Raffaele Lombardo, catanese come i due
Da Matteo Renzi a Matteo Salvini. Dopo settimane di voci e smentite è pronto l’ultimo salto della coppia di renziani siciliani, Valeria Sudano e Luca Sammartino. Lei senatrice e lui consigliere regionale per Italia Viva, entrambi catanesi, infoltiranno adesso le file dei leghisti siciliani. Portando in dono il loro pacchetto di voti e un processo in cui il secondo è accusato di corruzione elettorale. Un salto sul carroccio degli ormai ex renziani che scatenerà non pochi mal di pancia tra i leghisti siciliani e in tutto il centrodestra.
Appena una settimana fa era lo stesso segretario della Lega in Sicilia, Nino Minardo, a disconoscere non solo il transito da Iv ma lo stesso Sammartino: “Non lo conosco. La notizia di un suo passaggio è priva di fondamento”. Così parlava sicuro Minardo, ma dal Papeete è arrivato l’assenso al nuovo ingresso che sconfessa le dichiarazioni del segretario e spiazza tutti i leghisti siciliani, costretti adesso ad ingoiare il boccone renziano. Manca infatti ancora solo qualche dettaglio e poi sarà tutto pronto per la conferenza stampa prevista tra domani e dopodomani in cui annunceranno l’addio a un Matteo per abbracciare l’altro. Solo l’ultima di una lunga serie di giravolte, Salvini si appresta a far salire sul carroccio due nomi che promettono di creare tensione in tutto il centrodestra, Lombardiani in primis. E dire che con il Movimento per la Nuova Autonomia, cioè il nuovo gruppo dell’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, lo stesso Salvini aveva firmato a Roma un patto federativo solo lo scorso dicembre. Patto che adesso pare molto meno solido: difficile possa essere gradito l’ingresso nella Lega di un catanese che vanta un grosso consenso elettorale e può quindi aggredire la golden share lombardiana su Catania, da sempre regno dell’ex presidente. Senza dubbio, siglando questo passaggio il leader del Carroccio sembra lanciare un grosso macigno sul tavolo del centrodestra siciliano già in fibrillazione, non senza tensioni, per le prossime Regionali.
“Di formazione cattolica e da sempre impegnato nell’associazionismo”, così si presenta nel suo blog Sammartino che a 36 anni ha già coperto quasi tutto l’arco parlamentare. Esordisce all’Ars con l’Udc nel 2012, fonda con Lino Leanza, politico di lungo corso e braccio destro di Raffaele Lombardo, scomparso nel 2015, il movimento Articolo4, poi decide di passare nel Partito democratico. Ed è coi Dem che conquista il vertiginoso numero di preferenze e ben due indagini a suo carico della magistratura (di cui una archiviata). Sempre spalleggiato dalla collega Sudano, senza esitare, abbraccia la scissione dal Pd per seguire il leader di Rignano sull’Arno nella neonata Italia Viva. Adesso, sia lui che Sudano rompono le file dei senatori di Iv e approdano nel partito di Salvini. L’ennesimo cambio casacca era però già nell’aria da qualche tempo, soprattutto da quando, nello scorso marzo, Mr 32mila preferenze era stato rinviato a giudizio per corruzione elettorale, accusato di avere promesso posti di lavoro e assicurato trasferimenti in cambio di voti per sé e per altri politici a lui vicini.
Una scure giudiziaria che lo porterà alla sbarra solo nel 2022, ma che ha raggelato i rapporti con Renzi. L’ex presidente del consiglio lo aveva già insignito della candidatura per la presidenza della Regione per le elezioni del 2022, ma le ambizioni di Sammartino si sono infrante dopo il rinvio a giudizio. Da allora l’ormai ex renziano scalpita per saltare la staccionata di Iv e andare in lidi più aperti ai suoi appetiti elettorali. Impossibile il rientro nel Pd, soprattutto per l’incompatibilità con il M5s e con Claudio Fava. Difficile pure il passaggio a Forza Italia, sbarrato dai forzisti catanesi. Non va meglio con Fdi e pareva non ci fosse sponda nemmeno tra le file del carroccio in terra sicula, frenato perentoriamente da Minardo. Un freno evidentemente allentato da Salvini che così acquista anche una senatrice renziana. Proprio su di lei potrebbe ricadere, infatti, la scelta della candidatura a governatore. Questo perlomeno era il progetto di Sammartino che aveva puntato tutto su Sudano, cercando la possibile sponda siciliana, finalmente trovandola nel partito nato in Lombardia. Un acquisto che però non mancherà di creare tensioni anche con i lombardiani, Il salto dal centro sinistra all’altra sponda è dunque consumato e promette di sparigliare le carte nel centrodestra: a questo punto un accordo unanime per la ricandidatura di Nello Musumeci sembra sempre più lontano.
“Lei si dovrebbe vergognare, in un momento in cui tutta la comunità siciliana si aspetta chiarezza da questo parlamento, lei chiede di votare di nascosto… Si vergogni, mi auguro che di lei e di quelli come lei si possa presto occupare ben altro palazzo”, aveva tuonato dagli scranni dell’Ars, Musumeci, rivolgendosi furioso proprio a Sammartino quando ad aprile del 2020 chiese il voto segreto per l’approvazione della finanziaria. Le indagini a carico del consigliere erano d’altronde già note. Ed erano più di una. Il neo leghista e attuale presidente della commissione Cultura era stato indagato anche nell’inchiesta sulla regolarità del voto espresso da alcuni anziani di una casa di cura della provincia di Catania. La sua posizione fu però successivamente archiviata. Poi a marzo il rinvio a giudizio è arrivato come una mannaia nel suo percorso verso la candidatura a governatore, smorzando l’entusiasmo di Renzi per il catanese. Non molto dopo, lo scorso aprile, è arrivata la nomina del senatore palermitano Davide Faraone come coordinatore regionale di Iv. Da allora sono cominciate le manovre di Sammartino per sondare gli spazi nel campo avversario, trovando infine l’accordo con Salvini. Solo il secondo cambio di gruppo per Sammartino in tre anni e mezzo. Eletto nel Pd, passato ad Iv, adesso in fuga verso la Lega, Mr preferenze è tra i 25 i consiglieri regionali su 70, passati di gruppo dall’elezioni del novembre 2017 ad oggi. Un altro acquisto del carroccio in Sicilia era stata Marianna Caronia, la consigliera regionale che ha il record di passaggi di gruppo: è durata poco tra le file leghiste ed è tornata in fretta e furia in Fi collezionando il sesto cambio di gruppo. Ma c’è ancora tempo, la legislatura finirà solo nell’autunno del 2022.