Con l’approvazione della delibera del Consiglio comunale n. 55 dell’8 giugno 2021, Roma conferma la propria appartenenza al gruppo delle città che hanno aderito al Patto dei sindaci, l’iniziativa europea dedicata al ruolo delle città nella lotta al cambiamento climatico. Vi entra pienamente avendo, finalmente, approvato il proprio Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima (Paesc) dopo un iter durato il doppio del previsto (4 anni invece di 2). Come spesso accade, la proposta del Piano è passata con i soli voti dei consiglieri di maggioranza dei 5 stelle, sufficienti, a quella data, a far approvare il documento. Certo, sarebbe stato un bel segnale se tutti i consiglieri comunali lo avessero sostenuto, in quanto l’oggetto del Piano riguarda tutta la città. Ma questa è la politica italiana.
Nella sostanza, il Piano consiste in una serie di azioni per ridurre le emissioni climalteranti della città del 51,6% entro il 2030, rispetto alla baseline del 2003 (quindi superiore al minimo richiesto del 40%). Una riduzione potenzialmente rilevante, anche se avrebbe potuto esserlo ancora di più. L’importante, comunque, era iniziare con qualcosa di concreto, dopo anni di parole: ben sapendo che quella percentuale di riduzione potrà e dovrà essere aggiornata al rialzo.
Stupisce lo scarso risalto dato alla notizia. In altri paesi, ove forse la sensibilità energetico-ambientale è più sviluppata, la notizia avrebbe occupato le prime pagine dei giornali, di tutti i giornali e non della sola stampa di settore. Eppure, i recenti e, purtroppo sempre più frequenti disastri conseguenti il cambiamento climatico dovrebbero ormai aver fatto capire che il clima e l’ambiente sono una priorità che va affrontata molto più seriamente di quanto fatto finora. In alcuni ambiti siamo già in un ritardo tale che più che parlare di mitigazione, cioè di riduzione delle emissioni climalteranti, si deve parlare di adattamento ad un clima che, di fatto, è già mutato. Il dubbio che, volutamente, non ci si sia voluti esporre più di tanto rimane, visto che ancora non si sa se sarà questa amministrazione cittadina a continuare il lavoro avviato cinque anni fa. Visione un po’ miope, in quanto aver approvato un tale piano dovrebbe essere fonte di orgoglio per tutta l’amministrazione.
Il Paesc di Roma è quindi a tutti gli effetti il piano guida della capitale per ridurre le proprie emissioni di gas serra. Tra i settori più critici figura certamente quello dei trasporti, per il quale il Pums (Piano urbano per la mobilità sostenibile) delinea una precisa strategia.
Sono diversi gli spunti di riflessione sul Paesc adottato e ne seguiremo l’evoluzione al fine di capire se gli obiettivi indicati saranno realmente perseguiti da questa amministrazione oppure no. Al momento, dopo tante critiche espresse su come la città di Roma abbia affrontato la partita del clima, dobbiamo riconoscere che un punto fermo è stato raggiunto, seppur con estremo ritardo. Ci auguriamo che sia solo l’inizio di una totale rivoluzione per alcuni settori strategici nella capitale.
Tra gli ambiti meno noti vi è quello della geotermia a bassa entalpia che il Paesc ha messo ben in evidenza. Così come il ruolo degli ecosistemi agro-forestali che, sebbene non possano concorrere al calcolo della riduzione delle emissioni climalteranti, hanno comunque un’elevata valenza ambientale.
L’attuazione del Paesc dovrà quindi essere una priorità per l’attuale amministrazione. Finora sono state coinvolte alte professionalità dal Gse, Enea e Ispra che hanno sostenuto le scarse risorse umane messe a disposizione dall’amministrazione capitolina: la struttura che dovrà gestire l’attuazione delle azioni inserite nel Paesc, includendone il periodico monitoraggio e aggiornamento, deve essere varata il prima possibile, svincolandola da ogni logica elettorale. L’impegno preso attualmente, ma soprattutto i successivi che saranno sempre più impegnativi, richiede la massima attenzione e, soprattutto, celerità nelle decisioni. Dobbiamo andare velocemente verso una piena operatività delle strutture coinvolte e coinvolgibili tenendo conto che la prossima Giunta capitolina dovrà anche affrontare nuove tematiche che riguardano la povertà energetica e la pandemia, ove le comunità energetiche e dell’autoconsumo collettivo dovranno avere un ruolo strategico.