“Il caso Tabacci-Leonardo, con l’assunzione da parte della multinazionale della difesa italiana del figlio di Bruno Tabacci, mette ancor più in evidenza la necessità di normare i conflitti di interessi in Italia”. È la posizione di The Good Lobby, l’organizzazione non governativa con sede a Bruxelles impegnata contro corruzione, clientelismi e disuguaglianze.
“Simone Tabacci, appena entrato in Leonardo, sembra sia destinato a occuparsi di materie di competenza del padre, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione economica e alle politiche per lo spazio, notoriamente una delle aree di interesse di Leonardo. L’attuale frammentaria normativa in materia di conflitti di interessi non vincolerebbe in alcun modo Tabacci senior dal dichiarare le possibili sovrapposizioni tra il suo lavoro (e quindi gli interessi dello Stato) e quello del figlio (e quindi gli interessi di Leonardo). Né lo vincolerebbe ad astenersi da materie che possano in qualche modo facilitare la multinazionale della difesa”, denuncia Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby.
“Questo ennesimo caso che riguarda Leonardo (dopo quelli di Minniti e di Rubei, ex portavoce di Di Maio) dimostra l’eccessiva contiguità del gruppo industriale alla politica e alle istituzioni, che una legge efficace sul conflitto di interessi contribuirebbe quantomeno a regolamentare”, conclude.