AstraZeneca chiude il primo semestre dell’anno con un aumento dei ricavi del 23% a 15,5 miliardi di dollari (13 mld di euro) e un +31% nel solo secondo trimestre. E’ quanto si legge in una nota del gruppo. Dai vaccini anti Covid, il grippo farmaceutico anglo svedese ha incassato 1,1 miliardi di euro nella prima metà del 2021, circa un settimo rispetto a Pfizer che ha appena rialzato le sue stime sui ricavi per l’intero anno. Escludendo questo contributo, spiega Astrazeneca, i ricavi sono saliti del 14% nel semestre. Per il futuro il gruppo vede un ulteriore sviluppo anche grazie alla recente acquisizione di Alexion Pharma. I risultati comunicati oggi sono leggermente inferiori alle previsioni degli analisti, dopo la diffusione dei dati il titolo del gruppo oscilla in borsa intorno alla parità.

I ricavi da vaccino potrebbero salire con il via libera alle dosi da parte degli Stati Uniti. La società avverte tuttavia che su questo fronte potrebbero esserci ritardi, a causa della decisione di ricorrere alla procedura ordinaria e non a quella di urgenza. Mene Pangalos, vice presidente di AstraZeneca, ha affermato che i regolatori statunitensi hanno richiesto un’incredibile quantità di dati per avviare la pratica.

Astrazeneca, il cui vaccino sviluppato con l’università di Oxford (utilizzando una tecnologia differente dalla mRna di Pfizer o Moderna) è sul mercato a prezzi inferiori rispetto alle dosi delle statunitense Pfizer e Moderna, ha venduto sinora 1 miliardo di dosi. A differenza di altre case farmaceutiche Astrazeneca ha accettato di vendere il vaccino senza puntare a profitti finché la pandemia è in corso. “Non durerà per sempre”, ha spiegato l’amministratore delegato Pascal Soriot aggiungendo che “prima o poi i profitti sul vaccino dovranno esserci anche se non intendiamo fare grandi guadagni su questo prodotto. Continueremo comunque a praticare prezzi diversi a seconda delle condizioni economiche dei paesi a cui vendiamo le fiale”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Unicredit apre ufficialmente la pratica per acquisire la “parte buona” di Mps. Per la banca toscana si prospetta il temuto “spezzatino”

next