di Lorenzo Giannotti
Fabio Franceschi, presidente di Grafica Veneta Spa, non sapeva della situazione di barbaro sfruttamento del lavoro che si stava consumando all’interno dello stabilimento di Trebaseleghe (Padova) della propria fabbrica. Non sapeva che i lavoratori pakistani dell’azienda esterna a cui aveva appaltato un dei passaggi del ciclo produttivo, impegnati nell’imballaggio dei libri stampati dal colosso veneto, portassero avanti turni di dodici ore giornaliere sette giorni su sette. Non sapeva che le cifre che corrispondeva alla B.M. Services – ditta di Badar Arshad Mahmood e C., con sede a Lavis in provincia di Trento, azienda attiva da anni nel settore del confezionamento e del finissaggio conto terzi di prodotti di editoria e di tipografia – erano oggettivamente troppo basse per la mole di lavoro prodotta.
Grafica Veneta e i loro dirigenti in posizioni apicali – oggi agli arresti domiciliari – non sapevano che quelle persone che tutti i giorni si presentavano all’interno della loro azienda venissero picchiati, torturati, intimiditi, minacciati, legati e lasciati per strada dal loro datore di lavoro. Che vivessero anche in venti all’interno di un appartamento messo sempre a disposizione – previo pagamento di una cifra attorno ai 200 euro: circa 4000 euro mensili la resa di quel “servizio”- del titolare della B.M Services.
Il quadro che ne esce dalle indagini dei carabinieri è quello di un impressionante e sconcertante caporalato da parte della ditta trentina in appalto presso l’azienda che ha, tra gli altri, stampato gli ultimi tre libri vincitori del Premio Strega (Trevi, Veronesi, Scurati). Una serie di violenze e soprusi sulle quali Grafica Veneta fa sapere di non sapere nulla. E viene spontaneo chiedersi – credendo all’ignoranza sui fatti dichiarata – quale controllo abbiano il presidente e gli amministratori su un’azienda, pur essendo all’oscuro di quello che vi capita all’interno.
I dirigenti di Grafica Veneta non sapevano che questi essere umani utilizzassero la metà delle ore complessive di una giornata per lavorare nella loro fabbrica: “Grafica Veneta era del tutto all’oscuro di quanto sembrerebbe emergere dalla inchiesta”. Fabio Franceschi, oggi, parla così: :”Come Presidente di Grafica Veneta esprimo la solidarietà ai collaboratori citati in questa vicenda e ne sottolineo la piena stima e il completo supporto”. Nel 2018, invece, al Corriere del Veneto, parlava così: ”Qualche ragazzotto che dà la disponibilità c’è, ma poco dopo rinunciano per via dei turni”. Sapeva di “ragazzotti” scansafatiche che non vogliono lavorare per via dei turni, ma non sa di uomini sfruttati attraverso turni massacranti all’interno della propria impresa.
Una strana selezione delle notizie. Un bell’esempio di com’è il mondo del lavoro reale, non quello tratteggiato per un’estate intera da giornali e megafoni confindustriali, quello secondo il quale esistono magnanimi imprenditori che offrono posti di lavoro succulenti, irrinunciabili – financo quasi una perdita per le loro tasche – e “ragazzotti” acciambellati sul reddito di cittadinanza.