La banca guidata da Andrea Orcel si impegna a valutare l'acquisizione di "alcuni asset" della banca senese senza però accollarsi crediti deteriorati e rischi legati alle cause legali.
Il matrimonio eternamente annunciato e mai celebrato tra Unicredit ed Mps prende forma. Come si legge sul sito di Unicredit: “oggi UniCredite il Ministero dell’Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana nella sua qualità di azionista di maggioranza di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. hanno approvato i presupposti per una potenziale operazione avente ad oggetto le attività commerciali di Mps, attraverso la definizione di un perimetro selezionato e di adeguate misure di mitigazione del rischio. A tal fine, avvieranno interlocuzioni in esclusiva per verificare la fattibilità dell’operazione. Una potenziale operazione permetterebbe al Gruppo di accelerare i piani di crescita organica e agevolare il raggiungimento di ritorni sostenibili superiori al costo del capitale”
“Tutto gli npl della banca saranno lasciati indietro. La banca arriverà con zero Npl”. Lo ha detto il ceo di Unicredit Andrea Orcel a proposito di Mps. “Anche i rischi legali saranno lasciati indietro” ha aggiunto in una conference call. – L’acquisto di Mps “non avrà nessun effetto negativo sulla banca”. Il principio indicato dal ceo di Unicredit Andrea Orcel per Mps è quello della “neutralità del capitale”. Lo ha detto segnalando che “non siamo impegnati in nessuna transazione ma in negoziazioni e in una due diligence rispettando questo principio”. La presidente e l’amministratore delegato di Mps esprimono soddisfazione per la manifestazione di interesse di Unicredit di entrare in data room. E’ quanto si apprende da fonti della banca senese riguardo alla posizione di Patrizia Greco e Guido Bastianini.
L’operazione permetterebbe a Unicredit di rafforzare il posizionamento competitivo in Italia e in particolare nel Centro-Nord, dove si trova il 77% degli sportelli di Mps, contribuendo fra l’altro a una crescita della quota di mercato in Toscana di 17 punti percentuali, in Lombardia e in Emilia Romagna di 4 punti percentuali e in Veneto di 8 punti percentuali. Il contributo del Mef, azionista al 64% e tenuto a cedere la sua quota entro inizio 2022 per gli impegni assunti con Bruxelles, è determinante. Anche in forma di consistenti agevolazioni fiscali che il governo, testa ad Mps e Carige, ha predisposto per favorire le operazioni di acquisizioni bancarie. Unicredit è stata corteggiata per anni. Non è un caso che alla presidenza della banca sia arrivato Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia ai tempi del salvataggio della banca senese, che oggi si è comunque astenuto durante la votazione. Anche la prematura uscita di scena dell’ex amministratore delegato Jean Pierre Mustier sembra essere stata in parte legata anche alle sue resistenze verso l’operazione. Il nuovo numero uno Andrea Orcel sembra voler trarre il dado. Da capire le condizioni a cui l’intesa andrà in porto. L’auspicio di Unicredit (e di tutti gli altri potenziali acquirenti) è sempre stato quello di uno spezzatino per metter le mani sulla parte “buona” di Mps, con il lavoro sporco di liberarsi delle zavorre già fatto.
I giochi non sono chiusi. Quello di Unicredit è un impegno ufficiale a valutare l’operazione, non a concluderla. Ma il passo avanti è significativo. “L’operazione allo studio – si legge sempre nella nota di Unicredit che oggi ha riunito il suo consiglio di amministrazione, “sarà subordinata al positivo esito della verifica della sussistenza dei presupposti essenziali dell’operazione, della due diligence legale, patrimoniale, fiscale, contabile e industriale, e delle interlocuzioni con il Mef e Mps finalizzate ad addivenire a una più puntuale definizione della struttura, dei termini e del perimetro dell’operazione, nonché alla successiva definizione dei relativi accordi vincolanti”.