La notizia della ‘morte’ di Cairo appare fortemente esagerata. Occorre parafrasare Mark Twain, assistendo alla mole di commenti che danno ormai per spacciato Urbano Cairo alla guida di Rcs, in virtù della causa milionaria promossa da Blackstone, dopo la sconfitta dell’editore alessandrino nel lodo arbitrale su Solferino. Ma lui, alla guida del primo gruppo editoriale italiano, ha già in serbo qualche sorpresa che stempererebbe di molto il clima funereo che gira di questi giorni nella Milano degli affari.
I numeri sono la sua passione e oggi il Cda della società si riunirà non solo per valutare l’affaire Blackstone, ma per sfornare i conti della semestrale. Conti che, secondo indiscrezioni raccolte da più fonti, dicono di una ripartenza forte di Corriere, Gazzetta & C.
I ricavi dovrebbero collocarsi nell’intorno dei 400 milioni, in forte aumento tra l’altro sul primo trimestre del 2021. Una crescita quasi a doppia cifra trainata dal risveglio della pubblicità, e dalle competizioni come il Giro d’Italia che l’anno scorso mancò all’appuntamento. Senza dimenticare le vendite in forte aumento della Gazzetta grazie agli Europei di calcio che daranno frutti anche nel prossimo trimestre. Non solo le indiscrezioni parlano della forte spinta non solo pubblicitaria, ma anche dei ricavi da copie digitali – anch’essi in forte espansione.
E viste le premesse dei primi sei mesi del 2021, tutto lascia pensare che l’intero anno sarà brillante. Le stime del consenso degli analisti parlano di 800 milioni di ricavi per l’intero anno, ma con ogni probabilità la cifra del fatturato supererà di qualche decina di milioni la soglia prevista. Il che, se accadrà, vorrà dire che Rcs farà un balzo del giro d’affari a doppia cifra recuperando quasi un centinaio di milioni di ricavi, dopo la caduta del 2020 quando i ricavi scesero a 750 milioni. E con l’incremento dei ricavi anche i margini e l’utile dovrebbero correre a doppia cifra sul 2020.
Fieno in cascina quindi, nel panorama desolante dell’editoria italiana, che vede il Corriere rafforzarsi sui diretti competitor. Certo restano sul campo le mine della causa e gli ultimi avvenimenti, come le dimissioni dal Cda di Gaetano Miccichè, l’uomo di Intesa che ha appoggiato Cairo nella battaglia sul Corriere del 2016. L’uomo a capo di Banca Imi che fu advisor finanziario della discussa vendita dell’immobile di Solferino. Un segnale evidente di presa di distanza dall’operato di Cairo nella disputa con il fondo Usa. Al di là degli aspetti formali (per Cairo-Erede la competenza territoriale è a Milano, non a New York) pesano quelli di sostanza.
Il passo indietro di Cairo tanto agitato in questi giorni potrebbe avvenire solo se la causa evidenziasse un danno economico patito da Blackstone particolarmente pesante. I 550 milioni chiesti a Rcs e Cairo affonderebbero ovviamente il gruppo. Ma davvero un giudice Usa, qualora la causa si tenesse comunque a New York, potrebbe spingersi a tanto, riconoscendo l’intero petitum chiesto da Blackstone? Difficile, se non del tutto improbabile. Vediamo perché.
Blackstone resta tuttora proprietario dell’immobile che la perizia del collegio ha appurato valere, nel 2014, 153 milioni di euro, contro i 120 milioni pagati dal fondo americano. Nel frattempo dal 2014 Blackstone ha incassato da Rcs canoni d’affitto annui di 11 milioni di euro. A tutt’oggi fanno sette anni e mezzo per un importo di 82 milioni, che abbassano il prezzo di carico speso da Blackstone a meno di 40 milioni di euro. Il palazzo nel frattempo si è rivalutato e oggi secondo stime di mercato può valere nell’intorno dei 200 milioni. Se da domani Blackstone ritrovasse un compratore, dopo l’affare sfumato con Allianz che offriva 240 milioni nel 2018, realizzerebbe una plusvalenza di almeno 160 milioni sul valore di carico, depurati dagli affitti già incassati. Di fatto realizzerebbe una plusvalenza in linea, se non superiore, a quella che avrebbe incassato dall’affare interrotto all’epoca.
Il danno economico vista così viene quasi del tutto annullato. Blackstone, il colosso dell’immobiliare globale da centinaia di miliardi di dollari di investimento, vedrebbe nei fatti solo posticipato il rendimento del proprio investimento. Davvero se il quadro è questo si può pensare a una lunga battaglia giudiziaria per qualche decina di milioni (forse) per un fondo che gestisce asset per valori siderali? Senza scontare il fatto che è plausibile che si giunga a una transazione, a valori non certo così imponenti come oggi appaiono sulla carta.
Ecco perché il funerale di Cairo che molti prefigurano come una sua forte diluizione nel capitale con l’ingresso di nuovi (vecchi?) soci appare fortemente esagerata. Chi conosce da vicino l’imprenditore Cairo sa che non mollerà certo quella che è la sua grande operazione. E non farà passi indietro dopo aver risanato quella Rcs che prima di lui affondava sotto la gestione dell’ex salotto buono, sotto il peso di mezzo miliardo di debiti e con perdite cumulate che sono arrivate a valere 1,4 miliardi di euro.