Dalla strage di Viareggio a Rigopiano, passando per il disastro ferroviario di Andria e Corato, fino a Corinaldo e alla scuola di San Giuliano di Puglia, ma non solo. I familiari delle vittime di stragi e disastri ambientali si sono ritrovati di fronte a Montecitorio per protestare contro la riforma Cartabia, il giorno dopo l’accordo trovato in Consiglio dei ministri dalle diverse forze politiche della maggioranza del governo Draghi. Una mediazione raggiunta sull’improcedibilità dopo giorni di difficile trattativa e dopo le richieste di modifica avanzate dal M5s di Giuseppe Conte: rispetto al testo originario, contestato anche da importanti magistrati, mafia, terrorismo e violenze sessuali saranno procedibili “sine die”, mentre per i reati ad aggravante mafiosa, dal 2025, i tempi potranno essere prorogati fino a 5 anni in appello.
“Il lavoro fatto dall’ex premier Giuseppe Conte sui reati di mafia e terrorismo è stato importante, ma insufficiente”, spiegano però i familiari delle vittime. Perché il timore che la legge possa rappresentare un “colpo di spugna” per tanti processi simili a quelli che si sono ritrovati (e spesso continuano) ad affrontare resta. “Non si faranno più processi come i nostri, questa legge è una schifezza. Non si può barattare la giustizia per qualche soldo dato dall’Europa”, attacca Mario Sanna, presidente dell’associazione “Sorriso di Filippo”, che fa parte del comitato “Noi 9 ottobre“, che riunisce tante realtà e tanti familiari.
Secondo i comitati, era scontato che la riforma Bonafede sulla prescrizione targata M5s fosse a rischio, dopo i diversi attacchi ricevuti da quasi tutto l’arco parlamentare durante i governi Conte 1 e 2,: “Il governo passato, in fondo, è caduto proprio sulla giustizia”, spiega Gloria Puccetti (“Noi non dimentichiamo”). Ma, attaccano, “l’accordo ora raggiunto per il via libera alla riforma è un compromesso al ribasso. Non sono stati presi in considerazione i reati contro la pubblica amministrazione, nonostante i reati di corruzione siano quelli che alimentano le mafie. Né ci saranno proroghe per reati di disastro colposo e ambientale”, attacca Puccetti. Per questo, spiega anche Antonio Morelli (associazione vittime scuola San Giuliano di Puglia) la speranza è che “la Consulta bocci quella riforma”. E ancora: “L’omicidio colposo non può finire in prescrizione, perché il nostro dolore, invece, in prescrizione non andrà mai”.
Articolo Precedente

Caso Amara, il procuratore di Milano Greco indagato a Brescia per il ritardo nell’apertura del fascicolo sui verbali dell’ex legale Eni

next
Articolo Successivo

Riforma giustizia, l’autodifesa della Cartabia: “La politica si è occupata di bandierine, non dei contenuti. Critiche dei magistrati? Ingenerose”

next