Nella tragedia del resort dell’Hotel Rigopiano del 18 gennaio del 2017 persero la vita 29 persone. L'avvocato dei familiari delle vittime, Romolo Reboa: "Il giudice nominerà un collegio di periti che prenderà alcuni mesi di tempo il processo si fermerà nuovamente"
Rito abbreviato per 17 dei 25 imputati del processo per la strage di Rigopiano avvenuta il 18 gennaio 2017. Nell’udienza di questa mattina il Gup, Gianluca Sarandrea, del Tribunale di Pescara, ha rigettato la richiesta dell’incidente probatorio avanzata dalla difesa del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta. Ad opporsi alcune parti civili, che hanno aderito alle considerazioni tecniche svolte dalla Procura, mentre altre hanno preferito rimettersi alla decisione del giudice. Una sola parte civile si è opposta, ravvisando invece la necessità di un approfondimento tecnico sui fattori determinativi della valanga. Il giudice ha motivato il diniego spiegando l’inutilità di una perizia ai fini del giudizio da compiersi in questa fase, sollecitando inoltre le difese degli imputati ad anticipare la richiesta di rito alternativo.
Diverse le dichiarazioni dei legali. “Il giudice ha preannunciato che il 17 settembre nominerà un collegio di periti, scelta legittima che poteva adottare anche due anni fa. Il collegio prenderà infatti alcuni mesi e il processo si fermerà nuovamente. Mi chiedo in due anni cosa abbiamo fatto, l’appello?” ha detto all’Adnkronos l’avvocato Romolo Reboa, legale di alcuni familiari delle vittime. “A parte aver ottenuto dei sequestri per le parti civili da me rappresentanti, oggi ci ritroviamo ad apprendere che di venerdì 17 verrà ammessa d’ufficio una perizia ex art. 422 codice procedura penale. Mi domando se ciò non poteva avvenire prima. Probabilmente il giudice ha ritenuto suo dovere leggere prima tutti i documenti portati dalle parti contrapposte”.
“La richiesta di rito abbreviato l’abbiamo svolta, a livello prognostico siamo convinti che il processo sia istruito e che quindi si possa discutere nel merito con quello che c’é nel fascicolo delle indagini preliminari integrate dalle consulenze tecniche che abbiamo depositato noi della difesa”. Sono le parole dell’avvocato Massimo Galasso, che difende l’ex Prefetto Francesco Provolo, la dirigente della sala operativa Ida De Cesaris e il Gran Sasso Resort, la società che gestiva l’hotel Rigopiano. “La richiesta era stata formulata in questa fase processuale – dice in relazione alla richiesta di incidente probatorio avanzata dalla difesa del sindaco di Farindola e rigettata dal gup – le difese si sono associate a questa richiesta di incidente probatorio, sicuramente ammissibile, ma non mi scandalizza che il giudice l’abbia rigettata sul rilievo che fosse il momento processuale in udienza preliminare, non l’ha ritenuta necessaria. Cosa diversa sarà con i giudizi abbreviati, quando il giudice dovrà entrare nel merito e valutare l’eventualità di disporre un ulteriore accertamento peritale”.
L’udienza ha finalmente “prodotto un risultato” secondo l’avvocato Alessandra Guarini, che assiste i figli dei coniugi Caporale e i genitori di Ilaria De Biase. “La decisione di respingere la richiesta di incidente probatorio ha sostanzialmente obbligato le difese ad anticipare le loro richieste di riti alternativi per cercare di recuperare in qualche modo la possibilità di avere perlomeno in sede di discussione di rito abbreviato una perizia. La filosofia del giudice è stata vincente perché – aggiunge – giustamente, come gup tenuto a vagliare la qualità degli elementi probatori del pubblico ministero ai fini del processo, ha detto di non ravvisare alcuna necessità di un simile approfondimento”.
Si tornerà in aula dunque il 17 settembre. Al centro del procedimento c’è la mancata realizzazione della carta valanghe – cioè il protocollo sul rischio valanga –, le presunte inadempienze relative a manutenzione e sgombero delle strade di accesso all’hotel e il tardivo allestimento del centro di coordinamento dei soccorsi. I reati ipotizzati a carico degli imputati vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico. Alcuni dei reati sono già a rischio prescrizione, come l’abuso d’ufficio che si prescrive in 5 anni, il falso in sette anni e mezzo, mentre per fare prescrivere il crollo occorrono 15 anni.