Madeleine: una data, un ricordo, un personaggio - La rubrica del venerdì de ilfattoquotidiano.it: tra cronaca e racconto, i fatti più o meno indimenticabili delle domeniche sportive degli italiani
Non sarà freddo e tempestoso come il Danubio, il golfo di Napoli: anzi, con una barchetta, specie se d’estate, può essere decisamente piacevole…ma il giovane Miodrag a Belgrado ha dubbi. E altro che dubbi, dall’altra parte del mondo, in Brasile, Antonio de Oliveira s’è proprio impuntato: nel golfo non ci torna, piuttosto il Giappone.
Maradona è chiuso a Villa Devoto, Buenos Aires: a Napoli non ci mette piede. E nell’estate difficile del ridimensionamento, di un allenatore emergente che deve ripartire lontano dai fasti maradoniani, le grane per l’ingegnere e patron del Napoli, Corrado Ferlaino non sono finite. L’ultimo campionato, quello 90/91, da campioni d’Italia in carica è stato un choc: le ultime bizze di Diego, i capricci e il jet privato fino a Mosca per poi uscire ai rigori dalla Coppa dei Campioni per mano dello Spartak, la squalifica per doping e un anonimo ottavo posto finale. Competere col Milan di Berlusconi è ormai impossibile, ma Ferlaino vuol provare ad allestire comunque una squadra competitiva per Claudio Ranieri. Le grane sono tante, e non solo la mole debitoria che inizia a diventare preoccupante. Careca è in Brasile, e dopo lo stop di Maradona per doping non vuol tornare a Napoli: chiede di essere venduto, e dalla dichiarazioni che rilascia ai media brasiliani pare effettivamente frastornato dalla prospettiva di giocare senza Diego accanto: “Voglio chiudere la carriera con lui, faremo sei mesi al Boca Juniors e sei mesi in una squadra brasiliana”.
Chiederà scusa: lo aspetta Gianfranco Zola. Serve un libero poi: nell’ultima stagione sono stati presi troppi gol e Renica è stato ceduto al Verona. All’ingegnere piace Miodrag Belodedici: ha una storia romantica alle spalle, di lui scappato pare su una zattera dalla Steaua Bucarest, dalla Romania e da Ceausescu, e in più è forte.
Costa tanto però, e su di lui ci sono un sacco di squadre. Preferirà il Valencia. E poi c’è Laurent Blanc del Montpellier: un libero, atipico, talmente tanto da fare 18 gol in una stagione sola, un gran fisico e anche una bella testa. Costa caro pure lui e a far alzare il prezzo ci pensa il solito Bernard Tapie, presidente del Marsiglia che si inserisce praticamente in tutte le trattative delle squadre italiane. Non solo: c’è pure la Figc che fa storie. Una volta superata la concorrenza delle altre squadre con 5 miliardi e mezzo di lire, una volta incassato il sì di Blanc, arriva lo stop della federazione: “Avete già Alemao, Careca e Maradona, come potete tesserare un altro straniero?”. Si supererà anche questa: Maradona è squalificato per due anni, il Napoli può prendere Blanc con una deroga.
E Laurent arriva, presentato all’Hotel Vesuvio dove rifiuta l’interprete: “Voglio imparare presto la vostra lingua”, mostrando però anche carattere. Tanto da dire: “Però mentre imparo la vostra lingua rispettate anche la mia: il mio nome si scrive Blanc, ma si pronuncia Blòn”. Ambizioni alte: “Squadra ottima, da scudetto…libero? Sì, ma mi piace giocare anche all’attacco“. Troppo però: spesso presente nell’area di rigore avversaria, spesso assente nella propria. Tanti gol: sei, per un libero, in Italia, sono tanti. Ma anche troppi errori che lo metteranno sulla graticola seppur in un campionato positivo, concluso con un quarto posto. Per Ferlaino quel calciatore però è un flop: proverà a venderlo al Psg, invano, e dopo mesi di tensione a fine estate ’92 sarà costretto a cederlo in prestito al Nimes. Facendo un errore: la difesa del Napoli, senza Blanc, nella stagione 1992-’93 sarà un problema tale da far rischiare la retrocessione, ma ormai tra Laurent e il club è rottura e dopo il prestito al Nimes sarà ceduto a titolo definitivo al Saint Etienne.
Bocciatura? Sì, ma anche l’inizio di una carriera favolosa per il libero di Alés: vincerà il campionato e la coppa di Francia con l’Auxerre, poi passerà al Barcellona dove vincerà coppa di Spagna e coppa delle Coppe, diventerà, tra baci sulla pelata di Barthez e guida della difesa transalpina, campione del mondo nel 1998, quando tornerà in Italia, all’Inter, battezzando la sua avventura nerazzurra proprio con un gol al Napoli, poi vincerà gli Europei e chiuderà la carriera al Manchester United, vincendo la Premier League. Tante difficoltà per prenderlo, tanta fretta per sbarazzarsene: neppure il tempo di imparare a dire “Blòn”.