L’hanno trovato carbonizzato il 25 luglio in un campo di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. E ora, grazie alla comparazione del Dna dei campioni biologici, è arrivata la conferma che si tratta del corpo di Francesco Pantaleo, 23enne originario di Marsala (Traoani) che frequentava Ingegneria informatica all’Università di Pisa del quale si erano perse le tracce sabato 24. A dare l’allarme erano stati i genitori dalla Sicilia perché non riuscivano a mettersi più in contatto con il figlio. Secondo quanto emerso dall’esame della Tac eseguito nei giorni scorsi, sul corpo non sono state rilevate ferite precedenti agli effetti delle fiamme. Lo studente avrebbe dovuto a breve completare il ciclo triennale di studi e le circostanze della sua scomparsa e della sua morte restano tuttora un mistero.
Sarà l’autopsia, fissata probabilmente per la prossima settimana, a fornire risposte decisive per le indagini, che proseguono senza escludere alcuna ipotesi. Dopo il ritrovamento del cadavere, carabinieri e medici legali avevano attribuito quel corpo a un uomo di origini africane e le investigazioni si erano concentrate soprattutto negli ambienti della marginalità sociale e dello spaccio di stupefacenti. Delle ricerche e delle indagini sulla sparizione dello studente si era occupata finora, invece, la squadra mobile.
Per tutto il venerdì squadre di terra di volontari e vigili del fuoco hanno perlustrato l’asta fluviale dell’Arno, mentre i sommozzatori hanno scandagliato i fondali e i droni hanno sorvolato la zona dell’alto a caccia di indizi. Poi, lo stop alle ricerche dopo la certezza dell’identificazione. Il giovane nella sua abitazione in una zona residenziale a nord della città, condivisa con altri due studenti fuori sede, e non troppo distante dal luogo dove è stato ritrovato il suo cadavere, aveva lasciato tutti i suoi effetti personali: portafoglio, bancomat, telefono cellulare, computer e gli occhiali da vista.