La riforma della giustizia arriva in Aula alla Camera, sostanzialmente “blindata”. Dopo i correttivi sui tempi dell’appello per i reati legati all’associazione mafiosa approvati in Consiglio dei ministri grazie alla spinta del M5s, i deputati iniziano oggi i lavori sul testo prima del voto che con ogni probabilità arriverà al voto martedì, con l’ipotesi fiducia ancora in campo. Ma dentro il governo continua a serpeggiare tensione dopo una mediazione lunga e travagliata che ha portato a un compromesso dal quale sono rimaste fuori alcune proposte pentastellate, come quella di svolgere anche in Appello i processi per reati minori – quelli a citazione diretta, puniti al massimo con quattro anni di carcere – di fronte a un solo giudice invece di tre.
Una norma semplice ed efficace per velocizzare i processi, aumentando le risorse umane a disposizione delle Corti d’Appello, su cui ha lanciato l’allarme nelle scorse settimane il commissario europeo alal Giustizia Didier Reynders (“Il numero dei giudici italiani resta uno dei più bassi nell’Ue”). La contrarietà, a quanto pare, è stata manifestata in particolare da Forza Italia, Lega e Italia Viva, che si sono fatti interpreti delle preoccupazioni di alcuni ambienti dell’avvocatura. Cestinata, quindi, una delle poche proposte che avrebbe avuto un impatto sostanziale sul funzionamento della macchina della giustizia (oltre all’abolizione del divieto di reformatio in peius, cioè di irrogare una pena più pesante in Appello in caso di impugnazione del solo imputato).
I lavori inizieranno alle 14 e resta in ballo la questione di fiducia. che il governo potrebbe decidere di porre per blindare la riforma. “Adesso tutti rispettino i patti”, ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia a la Repubblica forse temendo che nei prossimi due giorni possano aprirsi nuove questioni e possano essere posti nuovi paletti.
Non è infatti passato inosservato il via libera all’emendamento del forzista Pierantonio Zanettin in cui si chiedono “criteri più stringenti” per la riapertura delle indagini: la previsione potrebbe rischiare di sollevare ulteriori dubbi tra i 5 Stelle che hanno anche dovuto rinunciare ad un’esplicito riferimento ad un allungamento dei tempi di prescrizione per i reati contro la pubblica amministrazione e che intanto, ad esempio, si uniscono a Leu per chiedere di dare più tempo ai processi per le catastrofi ambientali.
E nel pomeriggio Giuseppe Conte raduna i parlamentari 5 Stelle. L’ex premier – alla vigilia di due giorni di lavori in Aula che si intrecciano con il voto per il nuovo Statuto – ha indetto per una riunione con i deputati e senatori proprio per fare il punto sulla riforma Cartabia. L’assemblea, ci tengono a chiarire i 5 Stelle, era stata richiesta da tempo soprattutto per condividere con i gruppi le decisioni e le trattative che erano state portate avanti da un gruppo ristretto di esponenti. Nonostante arrivino appelli dagli ex “grillini” a non votare la riforma, i 5 Stelle assicurano di essere compatti, che i dubbiosi sarebbero pochissimi.
Conte in ogni caso chiederà a tutti di sostenere l’accordo raggiunto che ha portato a cambiare in maniera profonda i tempi dell’Appello per i reati ad aggravante mafiosa. Mentre i processi per associazione di stampo mafioso e voto di scambio politico-mafioso (416-bis e ter) potranno prolungarsi “sine die” con proroghe infinite, come già previsto nella prima bozza. “Non è la nostra riforma ma abbiamo contribuito a migliorarla. Abbiamo detto che non si può transigere sui processi di mafia e terrorismo e lo abbiamo ottenuto”, aveva commentato il leader in pectore del M5S, che ha condotto fin dall’inizio la trattativa col governo. E alla domanda del fattoquotidiano.it su possibili defezioni in Aula aveva detto: “Noi siamo una grande famiglia, esamineremo nei dettagli il testo e sono fiducioso che nella discussione generale saremo compatti”.