Prima delle Olimpiadi c’era una speranza che girava nel mondo dell’atletica leggera italiana, una sorta di sussurro che ci sembrava fin troppo incredibile anche solo immaginare: in questa Olimpiade possiamo piazzare un azzurro in finale nei 100 metri maschili. Era un sogno, una speranza appunto, forse un miraggio. C’era un uomo che poteva farlo, soltanto un uomo, si chiama Marcell Lamont Jacobs e ha 26 anni. Jacobs nasce a El Paso, in Texas, il 26 settembre 1994, da madre italiana e papa americano. Dopo pochi anni l’amore fra il padre e la madre finisce e lui segue la madre a Desenzano del Garda e inizia a praticare atletica all’età di 10 anni nella Pro Desenzano e poi nella gloriosa Atletica Brescia 1950. Non sceglie di dedicarsi subito alla velocità, perché è molto forte anche nel salto in lungo. Anzi sembra essere proprio il lungo la specialità dove poter fare buone cose, è il migliore in tutte le categorie giovanili e nel 2016 sfiora le Olimpiadi di Rio de Janeiro, raggiungendo un ottimo 7,84m.
Il destino è in quel momento però che gira, perché si fa male al bicipite femorale sinistro e per non sforzarlo troppo inizia a dedicarsi con maggiore dedizione e curando meglio nei dettagli la velocità. Nel salto in lungo fa un ultimo grande show ai Campionati italiani promesse, quando stabilisce il record italiano con un fantascientifico 8.48 m, che però non viene omologato per solo 0,8 m/s di vento a favore rispetto al consentito. Dal 2018 sceglie esclusivamente la velocità e lo si capisce subito che è un nuovo Jacobs sui 100 quando il 1° maggio 2018 corre in 10″15, migliorando di 8 centesimi il suo personale. Ama Savona e la pista dove si corre l’International Meeting “Città di Savona”. Il 23 maggio 2018 corre proprio lì prima in 10″04 ventoso e poi in finale in 10″08, che lo pone al quarto posto della classifica all-time in Italia.
Intanto Filippo Tortu, il suo alter ego “casalingo” vola, perché solo un mese dopo, in occasione del “Meeting de Atletismo Madrid”, corre i 100 metri in 9″99, battendo il 10″01 di Pietro Mennea che resisteva dal 1979. È il primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nella storia. Marcell guarda ammirato, felice che un suo amico abbia raggiunto questo obiettivo, ma anche conscio che può farcela anche lui grazie ai miglioramenti costanti che sta ottenendo. Nel 2019 si avvicina alla soglia fatidica dei 10 secondi, correndo a Padova in 10″03. Il 2020 per lui, come per tutti gli atleti, è quasi completamente perso, mentre in questo 2021 già dalle prime gare è un Jacobs del tutto nuovo, molto muscoloso ma tirato al massimo, con un corpo perfetto per la velocità. Ha una nuova consapevolezza, lo dimostra dalle prime gare in cui vuole puntare sempre ai suoi limiti. E i risultati arrivano subito: il 6 marzo vince “per distacco” i 60 metri agli Europei indoor di Toruń con il tempo di 6″47, nuovo record italiano e miglior prestazione mondiale stagionale, poi il 3 maggio 2021 ancora una volta a Savona, vince la sua semifinale dei 100 metri in 9″95, frantumando il record italiano di Tortu.
Non corre la finale per un piccolo fastidio muscolare, un po’ perché non vuole svelare altre carte preziose, un po’ perché è giusto stare attento a tutto, la stagione è ancora molto lunga. È però da quel momento che in lui, in tutti i tifosi italiani e per gli osservatori nasce la consapevolezza che quella finale olimpica può essere davvero raggiunta. Bisogna solo provare a battersi con gli altri, soprattutto con gli americani per capire a che livello si è quando si corre spalla a spalla con i più grandi velocisti del pianeta. Sceglie due meeting di Diamond League per farlo. Prima a Stoccolma, dove deve affrontare Ronnie Baker, che ha il secondo tempo prima di Tokyo 2020 con 9’’85. Finisce a soli due decimi dall’americano con un ottimo 10’’05. È la prima controprova che Marcell cercava. Gli altri sono irraggiungibili.
La prima prova è andata bene, ma la seconda è ancora più probante. La start list del meeting di Montecarlo è da finale olimpica. Ci sono Tortu, Simbine, De Grasse, ma soprattutto i tre americani qualificati per i Giochi: Baker, Trayvon Brommel (primo tempo stagionale ancora adesso con 9’’77) e Fred Kerley. Baker vince con un bel 9’’91, secondo Simbine sempre in palla con 9’’98, ma terzo è proprio Jacobs, che scende di nuovo sotto i 10 secondi, con 9’’99. La velocità, la continuità, il paragone. C’è tutto ormai e la dimostrazione definitiva che Jacobs c’è. Questo è lo slancio finale per Tokyo. Arriva alle Olimpiadi senza i favori del pronostico, anche se tutti lo aspettavano. In batteria ha stupito subito: vola con il secondo tempo totale di 9″94, nuovo record italiano. Nell’intervista post-gara si dimostra sereno, il più grande palcoscenico al mondo non lo emozionava più di tanto. Oggi in semifinale è con un parterre tremendo e finisce terzo, a pari merito con Ronnie Baker in 9″84, dietro un solo centesimo al sorprendente cinese Su. Il suo 9″84 non è un tempo normale, è il record europeo e ovviamente italiano. Questo conta. Anzi, contava: perché poi l’italiano venuto dal Texas prende la storia e la riscrive a modo suo: con l’oro più incredibile di tutti i tempi.