Ha preso il via a Montecitorio la seduta dedicata al voto sulla riforma del processo penale, con la Guardasigilli Marta Cartabia presente in Aula. La proposta di legge, come uscita dalla Commissione Giustizia, consiste in due soli articoli, condensati dai 18 del testo base, depositato nella scorsa legislatura dall’ex ministro Alfonso Bonafede. Il primo (composto da 28 commi) contiene la delega al Governo sui vari aspetti della riforma, il secondo (22 commi) modifica invece direttamente alcune norme del codice di procedura penale (introducendo il discusso meccanismo dell’improcedibilità). Su entrambi il Governo ha posto la questione di fiducia: il voto si svolge per appello nominale ed è ammessa una sola dichiarazione di voto sui due articoli. Martedì invece la Camera si esprimerà sugli ordini del giorno e poi sul complesso della riforma: non si escludono interventi-fiume delle opposizioni – Fratelli d’Italia e L’alternativa c’è in primis – per tentare di rinviare il voto. Dopo l’ok della Camera il testo passerà all’esame del Senato, dove arriverà “blindato”, senza possibilità di modifiche.
M5s, nessun annuncio di voto contrario – Osservati speciali sono i 160 deputati del Movimento 5 stelle, da cui si temono defezioni a causa dei mal di pancia sull’accordo raggunto giovedì scorso: ben quaranta, nella seduta di domenica, non hanno partecipato al voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Nessun deputato pentastellato, però, ha dichiarato voto contrario in Aula. Lunedì il presidente in pectore, l’ex premier Giuseppe Conte, aveva rassicurato: “I parlamentari del Movimento 5 Stelle daranno il loro voto ed esprimeremo compattezza: sì alla fiducia. Ho voluto inaugurare questo nuovo corso del M5s – spiega – discuteremo molto, ci confronteremo e lo faremo sempre con assoluta trasparenza“. E lunedì, incontrando la ministra della Giustizia a Bologna per le commemorazioni della strage del 2 agosto 1980, l’ha voluta rassicurare sulla compattezza dei propri parlamentari: “Oggi andrà tutto bene”, ha detto.
I sì di Pd, Lega, Leu, FI e Coraggio Italia – In Aula hanno annunciato voto favorevole i gruppi di Liberi e uguali (con Federico Conte), Coraggio Italia (con Martina Parisse), Italia viva (con Lucia Annibali) e Forza Italia (con Pietro Pittalis). Il Partito democratico ha argomentato il proprio sì con il tesoriere Walter Verini: “Abbiamo superato estremismi e rigidità inaccettabili, di chi bollava la riforma come una schifezza e di chi diceva “guai a toccarne una virgola”. Nessuno ha mai voluto mandare in fumo procedimenti per reati di mafia. Per quanto riguarda il Pd, consideriamo offensivo solo averlo pensato”. Per la Lega ha parlato il deputato Luca Paolini: “Ha fatto il miracolo di ottenere addirittura il plauso del suo predecessore Bonafede”, ha detto rivolgendosi a Cartabia. “Ora abbiamo quanto meno un fine processo con dei limiti differenziati per i reati più gravi, soprattutto grazie alla spinta della Lega. Il giudizio complessivamente è positivo e la Lega darà convintamente il suo appoggio a questa riforma”.
M5s: “Se la riforma è in Aula è anche grazie a noi” – La dichiarazione di voto favorevole del M5s, invece, è stata affidata al capogruppo in Commissione Giustizia Eugenio Saitta. “Il Movimento ha già dimostrato la fiducia a questo Governo con il comportamento coerente che ha tenuto. Un atteggiamento critico ma sempre costruttivo. La sua proposta originaria purtroppo era lontana dalla nostra visione, e per questo abbiamo presentato gli emendamenti e abbiamo chiesto un supplemento di audizioni, e abbiamo visto alla fine quanto sono state importanti. Abbiamo sempre cercato il dialogo e non abbiamo tenuto comportamenti distruttivi, come ha fatto Forza Italia chiedendo di allargare il perimetro della riforma in Commissione: se oggi siamo in Aula lo si deve anche al Movimento 5 stelle. Se non fosse stato per il nostro atteggiamento costruttivo, oggi non avremmo la norma transitoria, non avremmo il regime speciale per i reati di mafia, terrorismo, violenze sessuali e traffico internazionale di stupefacenti. Avevamo proposto anche il giudice monocratico in appello per i reati minori, avevamo il suo consenso ma non è entrato perché non si è trovato l’accordo con le altre forze politiche”.
I no di Fratelli d’Italia e Alternativa c’è – Contrari, invece, i deputati ex M5s de L’alternativa c’è, che hanno esposto cartelli con le scritte “Impunità di gregge” e “Carta bianca per i ladri”: “Questo compromesso partorito in Cdm è un accordo al ribasso che non salva nulla, anzi peggiora la situazione”, ha detto, in dichiarazione di voto, il deputato Francesco Forciniti. “Siete dei falsari e se dei falsari vengono a chiedermi la fiducia io non posso darla. Ci fa schifo la riforma Cartabia e questa visione di paese. Noi vogliamo dare un’alternativa”. Per Fratelli d’Italia – l’altra forza politica di peso a votare contro – è intervenuto Ciro Maschio, motivando il no del gruppo col fatto che “si è scelto di mantenere l’impianto della vecchia riforma Bonafede” e che “viene minata l’obbligatorietà dell’azione penale”. “Il governo dei migliori usa i metodi peggiori”, ha attaccato. “Siamo alla 35esima fiducia alla Camera, e alla 32esima al Senato. Un abuso del voto del fiducia che mostra un Parlamento esautorato fatto di spettatori pagati (non paganti) per ratificare decisioni prese altrove”.