Il 2 agosto di cent’anni fa moriva Enrico Caruso a soli 48 anni dopo essersi sottoposto in extremis a operazioni da macelleria chirurgica. In una suite del Grand Hotel Vesuvio, lì dove luccica il mare… Era partito povero per l’America e ed era ritornato, ricco, famoso e malato. Tra i vari lavoretti del “Prima” aveva fatto anche il posteggiatore. E da oggi, la casa natale al civico 7 di via Santi Giovanni e Paolo, il quartino come lo chiamava lui, diventa un museo. Fotografie, locandine, cartoline e lettere “amorose” alla sua Ada Giachetti, madre dei suoi due figli, che poi lo tradì con il suo aitante autista. Ma anche caricature disegnate di suo pugno e un grammofono coevo che trasmette la sua voce senza eguali, grazie al quale era entrato nelle case di tutto il mondo. Via con le celebrazioni: si comincia con le suggestioni al Maschio Angioino con lo spettacolo/concerto creato da Federico Vacalebre “Ben tornato Don Enrico” che ricorda: “A parte i fischi, veri e presunti, al San Carlo, la carriera del tenore ebbe il suo apice a New York”. La sua vita privata era un feuilleton ma sul palcoscenico divenne leggenda in vita. All’Aperia Reale nei giardini della Reggia di Caserta, il reuccio Vittorio Grigolo illumina “Un’Estate da Re” con E lucean le stelle… La voce modulatissima e seducente commemora, attraverso le arie d’opera più note e le canzoni napoletane più ascoltate, quella potente e trascinante di Enrico Caruso, al quale è stato intitolato un asteroide e dedicata una stella sul selciato di Hollywood.
Uno spettacolo di voci. In apertura quella narrante di Pamela Villoresi ripercorre pagine autobiografiche in forma di lettera tra il Caruso, primo influencer del ‘900, e Lina Cavalieri, “la donna più bella del mondo” che con lui condivise pagine intense di vita e di spettacolo. La cavalcata musicale tra Verdi, Puccini è stata condotta con grande padronanza dal maestro Daniel Oren tramite l’Orchestra filarmonica Giuseppe Verdi di Salerno. E’ stato un crescendo, cesellato da interpretazione a interpretazione, del repertorio di Caruso (Vesti la giubba, Recondite armonie, Una furtiva lacrima, Mattinata, Tiempo antico, ‘A vucchella, Core ‘ngrato, Sole mio) e culminato nell’emozionate Caruso di Lucio Dalla. Che, come ha ricordato Grigolo, ha avuto il merito di far conoscere Caruso come un pioniere (e che Pavarotti riconosceva come suo maestro spirituale) e di aver saputo trasmettere alle nuove generazioni la conoscenza della sua eccezionale personalità. Applausi, applausi anche dal palcoscenico en plein air più bello del mondo, quello del Festival di Ravello, direttore artistico il geniale Alessio Vlad, con i due tenori americani, due stelle del firmamento lirico, Lawrence Brownlee e Michael Spyres per uno struggente “Omaggio a Caruso” Quando la musica più profonda si nasconde tra le note e le stelle del cielo.