Con un docufilm a puntate il brand torinese, ora parte del gruppo Stellantis, racconta il suo secolo e più di storia. Dalla 12 HP alla Lambda, dalla Astura all'Aurelia: il perché dei nomi e il "come" del celebre logo.
Il brand Lancia è stato tra quelli più iconici del Novecento italiano e quest’anno, per i suoi 115 anni di storia, si racconta attraverso un docufilm a puntate che rievoca l’origine e l’evoluzione di design, marchio e nomi dei modelli che hanno reso celebre il costruttore torinese in tutto il mondo. Fino al punto di incuriosire “uno” come Henry Ford che, pur di sbirciare una Aprilia, era pronto a “fare una figuraccia”.
Nel secondo capitolo del docufilm sono Luca Napolitano, a.d. del brand ora di casa Stellantis, e Roberto Giolito, a capo dell’heritage di Lancia, a riavvolgere la pellicola di questa storia lunga oltre un secolo per raccontare i tanti “perché” del brand.
A partire dal logo, disegnato nel 1911 dal conte Carlo Biscaretti di Ruffia, un progettista e collezionista di auto, ma poi anche fondatore del Museo Nazionale dell’Automobile di Torino. Tra i bozzetti approntati dal conte, Vincenzo Lancia scelse quello con l’asta e la punta a lancia, la scritta dorata su fondo blu e il celebre volante a quattro razze su fondo bianco: un elemento, questo, che nonostante le rivisitazioni dei decenni successivi resterà distintivo del marchio. Lo scudo, invece, arriverà soltanto nel 1929.
Il classicismo ricercato nel design del logo si ritroverà, successivamente al 1919, anche nella scelta dei nomi. Fino a quel momento, infatti, le auto venivano identificate dal numero dei cavalli fiscali, quindi 12 HP e 20/30 HP: poi l’intuizione di assegnare, a ciascun modello, una lettera dell’alfabeto greco (Alpha, Lambda) e più tardi, il nome di luoghi significativi dell’antica Roma e quello delle vie consolari.
A partire dagli anni Venti, infatti, le auto Lancia saranno chiamate Artena, Astura, Ardea, Aprilia – che come detto al Salone di Parigi del ’36 attirerà le attenzioni di Henry Ford – mentre, solo dal secondo dopo guerra in poi, entreranno nell’immaginario collettivo anche la Flaminia (nel ’61 auto del Presidente della Repubblica), l’Appia, l’Aurelia (indimenticabile la B24 guidata da Gassman nel film “Il sorpasso”) e la Fulvia.
Negli anni Settanta, con l’ingresso nel gruppo Fiat, lo stile di Lancia torna al classicismo, recuperando, quindi, sia la scelta delle lettere dell’alfabeto greco per i nomi dei modelli (ecco che fanno il loro ingresso la Delta, la Gamma e la Ypsilon), sia lo stile del primo logo, antecedente a quello ideato dal conte Biscaretti di Ruffia. Si tratta, però, di una parentesi: nel 1981 il marchio torinese tornerà a essere rappresentato dalla lancia e il volante a quattro razze incastonati nello scudo, come lo vediamo noi ancora oggi.