“Gravissime irregolarità in tutto il ciclo di gestione di rifiuti” con materiali quasi mai siottoposti “a una reale operazione di trattamento e recupero” che poi poi venivano venduti come Mps (materie prime seconde). Inoltre i materiali non venivano tracciati. Tra le contestazioni anche lo sversamento in un lago. Per questo è stato emesso un doppio decreto di urgenza emesso dall’Antimafia di Milano, convalidato dal giudice per le indagini, nei confronti della Bonilauri srl di Zibido San Giacomo (Milano).
Sono due i provvedimenti emessi: il sequestro da 11 milioni di euro per l’imprenditore delle cave Gianarnaldo Bonilauri e delle due aziende intestate alla moglie e alla figlia eseguiti dagli investigatori della Guardia di finanza che hanno portato avanti le indagini patrimoniali. Per gli inquirenti nella cava di Zibido sarebbero state smaltite 5mila tonnellate di macerie edilizie, equiparate a rifiuto, che anziché essere analizzate e trattate venivano rivendute e riutilizzate nei cantieri. Indagini eseguite dai carabinieri forestali.
L’imprenditore Bonilauri, 72 anni, era finito agli arresti domiciliari a maggio per traffico di rifiuti insieme a Giuseppe Molluso, 42 anni, figlio del presunto boss di Buccinasco, Giosofatto. I pm della Dda contestano una serie di attività di smaltimento macerie eseguite negli ultimi anni, secondo le accuse, aggirando le norme sullo smaltimento dei rifiuti. Operazioni che avrebbero portato un profitto equivalente, appunto, a 11 milioni di euro come ricostruito nei giorni scorsi dal consulente della procura. Secondo gli inquirenti l’impianto di trattamento dei rifiuti non sarebbe “confome sotto vari profili”.
L’impianto, stando all’accusa, presenterebbe modifiche per esempio che lo rendono efficace solo per una operazione di trattamento: i rifiuti vengono solo “grossolamente” sottoposti a vagliatura. Ma non solo: secondo i consulenti dei pm almeno 300mila tonnellate di rifiuti liquidi smaltiti nel lago. Nell’inchiesta dei carabinieri forestali di Lodi sono indagati anche l’imprenditore Daniele D’Alfonso, già coinvolto in Mensa dei poveri.