Alla commemorazione della strage hanno preso parte anche esponenti del governo, come il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e quello dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, presenti a Palazzo d’Accursio
“Menti ciniche che puntavano alla destabilizzazione della democrazia italiana”. È con queste parole che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito autori e mandanti della strage di Bologna in occasione del 41esimo anniversario dell’attentato di cui “non tutte le ombre sono state dissipate”. Il capo dello Stato ricorda quel 2 agosto del 1980, quando “Bologna e con essa la Repubblica vennero colpite al cuore. Un attentato dinamitardo provocò una terribile strage in cui morirono donne e uomini inermi, bambini innocenti”.
Mattarella nel suo discorso ha voluto ricordare l’impegno di tanti bolognesi che all’epoca “seppero reagire con sofferto coraggio, offrendo solidarietà a chi aveva bisogno di aiuto, di cure, di conforto. Affermando un forte spirito di unità di fronte al gesto eversivo diretto contro il popolo italiano. Sostenendo nel tempo le domande di verità e di giustizia che, a partire dai familiari, hanno reso la memoria di questo evento disumano un motore di riscatto civile e un monito da trasmettere alle generazioni più giovani”.
Alla commemorazione della strage hanno preso parte anche esponenti del governo, come il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, e quello dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, presenti a Palazzo d’Accursio. La guardasigilli ha iniziato il proprio intervento sottolineando che “la scelta di essere qui oggi accanto a ciascuno di voi, non solo a titolo personale, è per testimoniare il bisogno di ascoltare ancora le vostre voci, il vostro lavoro, le vostre testimonianze. Il Governo è qui presente per testimoniare la sua vicinanza”. E ha chiesto ai bolognesi di ricambiare questa vicinanza con la fiducia nel governo e nello Stato, riferendosi in particolare ai familiari delle vittime: “Bologna sa stare in piedi per quanto colpita – ha aggiunto – Questo è un popolo che non si rassegna, che agisce, che non si siede e che non si avvilisce”.
A prendere la parola è stato anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Gli anni passano, ma non passa certo il dolore, la sofferenza e il bisogno di piena verità. Dolore per 85 vite spezzate, 200 feriti, per chi è sopravvissuto e porta dentro di sé ferite insanabili. Dolore di un’intera comunità e istituzioni, che non si arrenderanno mai finché non si arriverà alla piena verità”. Sulla verità, ha aggiunto il governatore, “oggi ci sono speranze grazie al processo ai mandanti, che può rappresentare un passo in avanti decisivo. Se ci si è potuti arrivare è grazie all’impegno dell’associazione delle vittime. Sappiate che l’Emilia-Romagna vuole arrivare alla piena verità a partire dai mandanti. Sappiate che sarà sempre al vostro fianco”.
“Il percorso giudiziario è stato lungo e difficile e altre battaglie ancora ci attendono per arrivare alla completa verità sulla strage della stazione. Il nostro pensiero va a coloro che hanno reso possibile i risultati faticosamente raggiunti sacrificando la propria vita”. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione vittime della strage del 2 agosto 1980, dal palco di Piazza Medaglie d’oro a Bologna nell’anniversario della strage della stazione, ha poi rivolto un ringraziamento: “Siamo vicini e grati a chi oggi ha raccolto il testimone di questi magistrati eroi onorandone la memoria”.