Gli abitanti e soffrono l’assedio del turismo di massa, mai così imponente. Il successo strepitoso del vino ha cambiato il paesaggio e l’anima del paese: un'attività economica su tre è un ristorante. Anche l'abbattimento di capanne e tettoie costruite sulla parte di spiaggia di proprietà del Demanio ha avuto un ruolo
Domenica 25 luglio, festa di San Giacomo, il patrono di Bolgheri. Sandra Scarpellini, sindaca Pd di Castagneto Carducci, il comune di cui fa parte il borgo carducciano, scopre una targa per ricordare i tre secoli di vita di un gigantesco olivo, simbolo del luogo nobiliare. E anche segno di una delle numerose contraddizioni di Bolgheri. In passato in queste terre dominavano gli olivi, ma con il grande successo del Sassicaia, nato nel 1968 per merito del marchese Mario Incisa della Rocchetta, sono stati in gran parte distrutti per piantare vigne, economicamente molto più redditizie.
Tutto si evolve a Bolgheri, meno la proprietà. Dal castello, da cui parte il viale dei cipressi fino a San Guido, a molta parte degli immobili, dalla piazza ai campi, tutto appartiene ai nobili: i Della Gherardesca, discendenti del conte Ugolino di dantesca memoria, i Lawley, gli Zileri, gli Incisa della Gherardesca. Quando Il Tirreno gli chiese di indicare i luoghi più belli e affascinanti della Toscana, il critico d’arte Philippe Daverio ne indicò tre: Lucca, Fiesole e Bolgheri, “un borgo dove c’è armonia”, spiegò. Armonia che con gli anni si è andata perdendo: da borgo discreto ed esclusivo (Sandro Veronesi vi ha ambientato gran parte del suo Colibrì) a “mangificio” a cielo aperto, con i tavolini che hanno inondato la piazza del borgo, i muri, persino le pareti esterne della piccola chiesa. Basti dire che a Bolgheri, dove visse il poeta Giosuè Carducci, il cui centro storico è lungo solo 150 metri e largo 100, abitano 27 persone (che salgono a 120 contando tutto il borgo) mentre le attività economiche sono 31, di cui 10 ristoranti. E poi bar, gelaterie, paninoteche… Insomma, Bolgheri food, d’estate mediamente visitato ogni giorno da centinaia di persone. Nessun borgo in Toscana e in Italia presenta un concentrato così fitto di cucine, sale e tavolini da pranzo, odori e profumi di cibi. E di vino, il motore del food bolgherese. Fino a Ferragosto tutto prenotato: non c’è posto.
Gli abitanti del borgo (quelli nati e vissuti sempre qui) borbottano e soffrono l’assedio dei turisti, mai così numerosi come in questa estate del dopo covid, di vaccini e green pass. Bolgheri guadagna turisti ma rischia di perdere la sua storica attrattiva di borgo esclusivo, appartato, silenzioso e nobiliare con la sua spiaggia blindata, dove per un tratto di cinque chilometri, da Marina di Bibbona (dove si trova la villa di Beppe Grillo) a Donoratico, si accede solo con chiavi e codici. Qui, in questa spiaggia per vip, al riparo di capanne e tettoie, hanno preso il sole e fatto il bagno turisti blasonati del calibro, ad esempio, di Harrison Ford e Johnny Depp, Sting e Gianna Nannini, Gad Lerner a Oliviero Toscani, Peter Zwack, il fondatore dell’amaro Unicum, la famiglia farmaceutica Menarini, l’ex presidente del Senato Marcello Pera e l’ex senatore Pd Massimo Livi Bacci.
Poi tre anni fa le capanne e le tettoie costruite sulla parte di spiaggia di proprietà del Demanio sono state abbattute in seguito ad un’ordinanza della sindaca Scarpellini, che recepiva una sentenza avversa del Consiglio di Stato. Finiva così un’èra e Bolgheri, a sette chilometri dalla spiaggia, veniva sempre più presa d’assalto dal turismo di massa. E quell’olivo secolare è lì a ricordare un’altra storia del borgo. Poi il successo strepitoso del vino ha cambiato il paesaggio e l’anima di Bolgheri.