Nuovo tonfo per il mercato dell’automobile italiano: a luglio sono state immatricolate appena 110.292 vetture, il livello più basso dell’anno, in calo per la prima volta non solo nei confronti dello stesso mese del 2019 ma, addirittura, anche rispetto a luglio 2020, quando c’era la pandemia. La diminuzione rispetto alle 136.768 immatricolazioni di luglio 2020, che ancora non beneficiava nemmeno degli incentivi della Legge Rilancio, è del 19,4%; mentre rispetto alle 153.331 unità di luglio 2019 il calo è del 28,1%. Se non altro in questi giorni vi è stata l’approvazione in Parlamento del rifinanziamento degli incentivi per la rottamazione.
Anche se Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) sottolinea la scarsezza delle risorse assegnate: “Il rinnovo degli incentivi – afferma il Presidente dell’Unrae Michele Crisci – era un provvedimento atteso, ma l’entità delle risorse risulta chiaramente inadeguata per sostenere, almeno fino a fine anno, la sostituzione del maggior numero possibile di auto inquinanti con vetture Euro 6. Il provvedimento approvato, per come è formulato, fa prevedere un rapido esaurimento dei fondi e, dunque, il rischio concreto che già a settembre ci sarà un nuovo stop del mercato. Da tempo l’Unrae lavora per sensibilizzare le Istituzioni su questi temi, indicando nel parco circolante vecchio e inquinante il malato a cui staccare la spina, per avviare una transizione sostenibile senza distruggere occupazione e mercato. Siamo contenti che lo stesso Ministro dell’Ambiente abbia riconosciuto l’urgenza di sostituire i veicoli altamente inquinanti, ancora in circolazione, con vetture Euro 6 o ibridi di nuova generazione a costi accessibili, una ragione in più perché tutto il Governo decida di rifinanziare la rottamazione delle vecchie auto prolungando gli incentivi anche nei prossimi mesi”.
Nei primi sette mesi dell’anno la perdita rispetto al 2019 sale a circa 250 mila immatricolazioni (-19,5% con 1.236.481 immatricolazioni), facendo prevedere una chiusura dell’interno anno con oltre 300 mila auto perse, che si sommano alle 500 mila vetture in meno immatricolate nel 2020 e portano la flessione complessiva rispetto al periodo pre-covid a una voragine di oltre 800 mila immatricolazioni. Fra le alimentazioni sono in forte calo benzina, diesel e metano che si portano nel mese rispettivamente al 27,4% di quota (31,5% nel cumulato), al 22,7% (24% nei 7 mesi) grazie anche al noleggio, e al 2% (2,4% in gennaio-luglio). Il Gpl sale all’8,4% di rappresentatività (6,6% nel cumulato). In rapida e progressiva ascesa le vetture elettrificate: le ibride salgono al 29,4% di quota (in crescita rispetto al 27,6% del cumulato), le plug-in arrivano al 5,6% di share (4,4% nei 7 mesi), grazie anche al supporto del noleggio (senza il quale si fermerebbero al 4%), e le elettriche raggiungono il 4,6% (3,5% nei 7 mesi).
Con gli incentivi in vigore, secondo le stime del Centro Studi Promotor (CSP), il mercato italiano dell’auto potrebbe chiudere il 2021 sostanzialmente in linea con il risultato del primo semestre e quindi a quota 1.566.000 immatricolazioni per l’intero anno, con un calo sul 2019 (anno pre-pandemia) del 18,3%. Per CSP, per il settore dell’auto, impegnato nella difficile transizione verso l’auto elettrica, servirebbe “una politica di lungo respiro basata sull’introduzione di incentivi permanenti con interventi a rotazione articolati in incentivi semestrali per le diverse categorie di autovetture”.
“Quello che occorre in questa fase di rilancio epocale dell’economia italiana – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – è che emerga una precisa volontà di raggiungere gli obiettivi imposti dall’Unione Europea in materia di mobilità avviando un processo che consenta di ottenere i risultati voluti con il coinvolgimento dell’intera collettività anche in termini di costi oltre che di benefici”.