di Cristian Pagliariccio, psicologo

Per essere in salute è fondamentale un’attenzione al benessere psicologico e sociale, oltre che biologico. Lo sottolinea l’Oms, sin dal 1946. Per questo, nel vedere il ministero dell’Istruzione che continua a essere impegnato a discutere dei vaccini a scuola ed evitamento della Dad, ho due riflessioni che si legano alla circolare n° 1107 del 22/07/2021.

La prima riflessione nasce dalle argomentazioni che il ministero usa per individuare come priorità la didattica in presenza: il Cts considera prioritaria la completa ripresa della didattica in presenza, sia per l’essenzialità del valore formativo, che per “l’imprescindibile e indispensabile” suo apporto allo sviluppo della personalità e della socialità degli studenti, provati da lunghi periodi di limitazione delle interazioni e dei contatti sociali.

È evidente che il ministero faccia riferimento al parere di un Comitato che, pur avendo un alto valore tecnico e scientifico, esterna un pensiero non richiesto. Nessuna delle domande poste al Comitato, infatti, richiede pareri sulla Dad. Probabilmente, perché il Comitato non ha competenze specifiche di pedagogia, psicologia dell’educazione, psicologia scolastica, pediatria, didattica per le varie fasce d’età, scienze dell’educazione, eccetera. Un simile punto di vista potrebbe far dimenticare la necessità di ottimizzare la Dad e le sue eventuali evoluzioni il prima possibile, per renderla disponibile senza intoppi in caso di necessità già da settembre.

La seconda riflessione si collega a una richiesta fatta dal ministero: il compito che spetta a ciascuno di noi è quello di “cucire per ogni scuola un abito su misura”, e, dentro ogni scuola, un abito su misura per ciascun allievo. Questo è un obiettivo più volte richiamato nella scuola, anche se con frasi diverse. Tuttavia, mi chiedo: se non si è riusciti a creare “un abito su misura” in tempi pre-Covid, come si può riuscire ora, senza creare una nuova emergenza nell’emergenza?

Nonostante i valori meravigliosi espressi da questo pensiero sartoriale, l’impressione è che nel concreto il ministero si stia dimenticando di approfondirli, rischiando di sovraccaricare ancora una volta le scuole, come è successo fino a ora per far fronte al Covid. Il ministero potrebbe chiarire meglio questi valori con domande e risposte pratiche, tipo quelle che seguono a mo’ di esempio.

– Se fosse richiesto alle scuole di favorire il benessere socio-emotivo di studenti e studentesse, come potrebbero essere sostenute? Una risposta è fornire alle scuole materiali digitali di consultazione gratuiti e applicabili, con unità e percorsi strutturati da esperti a livello nazionale. Il tempo risparmiato dal personale Docente, rispetto alla ricerca di materiali e alla progettazione, diventerebbe una risorsa preziosa in termini di benessere a vantaggio di tutte le persone, studenti e studentesse inclusi. Non si tratterebbe di un obbligo ma di un aiuto in più per il lavoro, per chi ne sentisse il bisogno.

– Se ci fossero imprevisti con i contagi dei più piccoli, visto che studenti e studentesse con età inferiore agli 11 anni non possono essere vaccinati, come potremmo accorgercene tempestivamente? Considerando anche ciò che ignoriamo di varianti presenti e future, una possibile risposta è attivare almeno in questi casi un sistema di screening e tracciamento, fondamentale per rilevare tempestivamente eventi avversi imprevisti e rispondere di conseguenza.

– Spesso, nelle situazioni di lockdown, studenti e studentesse con disabilità hanno visto una compromissione del servizio. Come possiamo prevenire situazioni simili? Una possibile risposta è data da un cruscotto che monitori i bisogni di studenti e studentesse con disabilità, attraverso i genitori, per dare supporto alle famiglie in caso di difficoltà.

Il lavoro potrebbe continuare con numerose altre domande, dalle quali potrebbero nascere più risposte pratiche e concrete, anche più articolate e pertinenti di quelle riportate sopra. In tempo di crisi l’intero sistema educativo di istruzione e formazione ha l’occasione di essere concretamente una comunità educante. Il ministero dell’Istruzione, in quanto parte centrale di questa comunità educante, ora più che mai può e deve essere un elemento forte, fornendo supporto concreto alle scuole, non solo in termini economici e di ideali. La tenuta dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione potrebbe dipendere anche dal valore che il ministero riuscirà a dimostrare.

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