È il D-day per Paolo Storari, il pm di Milano che ha denunciato in maniera irrituale e fuori da ogni protocollo la presunta inerzia dei vertici della procura sui verbali di Piero Amara. Il magistrato, indagato a Brescia per aver consegnato all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo le dichiarazioni dell’avvocato ex legale esterno di Eni sulla presunta loggia Ungheria, è stato ascolto dai componenti del Csm per essere audito nell’ambito della vicenda dei verbali in cui Amara elencava 74 nomi di personaggi delle istituzioni, magistrati e forze dell’ordine sostenendo la loro appartenenza a una organizzazione segreta, sui cui da mesi indaga la procura di Perugia. Davanti ai giudici del Csm, che devono pronunciarsi sulla richiesta del Pg della Cassazione Giovanni Salvi di trasferirlo da Milano e dalle sue funzioni di pm,, Storari compare oggi per la seconda volta.

“Posso dire solo ciò che non abbiamo toccato e ciò che non abbiamo evidenziato. Non abbiamo mai depositato la lista delle persone che hanno accordato la loro fiducia e la loro simpatia umana- ha specificato il legale del pm Paolo Storari, Paolo della Sala, all’uscita dal Csm – Ci tengo a rappresentare con chiarezza che la fiducia accordata da 250 magistrati al mio assistito non è mai stata in alcun modo strumentalizzata. Ho letto su alcuni giornali che questa sarebbe stata la tesi difensiva. La tesi della difesa poggia su ben altro“. La decisione della Sezione disciplinare del Csm potrebbe arrivare a stretto giro.

Storari nei giorni scorsi ha depositato alla commissione disciplinare un’articolata memoria per rispondere punto per punto alle tre incolpazioni formulate dal pg della Cassazione. Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha sempre respinto le accuse di inerzia e scritto, insieme all’aggiunta Laura Pedio, una complessa relazione in cui ha spiegato tutti i passaggi. Secondo Greco, che a novembre andrà in pensione, Storari è autore di “tante menzogne, calunnie e diffamazioni” che “sono e saranno attentamente denunciate”. “Altro è difendersi, altro è lanciare gravi ed infondate accuse, dopo essere venuti meno ai più elementari principi di lealtà nei confronti di chi ha la responsabilità di dirigere un ufficio, non astenendosi, tra l’altro, da una indagine su un fatto in cui si è personalmente coinvolti“, ha scritto Greco in una lettera inviata per mail ai pm della Procura di Milano.

Storari ad aprile 2020 consegnò a all’ex pm di Mani pulite Davigo (allora consigliere del Csm) i verbali di Amara in cui il faccendiere siciliano, indagato per depistaggio in relazione al caso Eni-Nigeria, sosteneva l’esistenza di un circolo massonico di cui avrebbero fatto parte due membri dello stesso Csm. Storari ne inviò a Davigo una copia non firmata in formato Word, spiegando poi di averlo fatto per tutelarsi dall’inerzia dei propri dirigenti (appunto il procuratore di Milano Francesco Greco e l’aggiunto Laura Pedio) che esitavano ad aprire un fascicolo d’indagine su quelle dichiarazioni.

Intanto con una delibera approvata a larga maggioranza, il Csm ha preso atto del progetto organizzativo presentato dal procuratore di Milano Francesco Greco per il triennio 2017-2019 ma con diversi “rilievi”. La prima delle critiche dei consiglieri riguarda i troppo pochi dati forniti nel piano sulla realtà criminale del territorio. Un’incompletezza che “impedisce di verificare se vi sia stata, tra i vari dipartimenti, una corretta e razionale allocazione delle risorse sulla base delle effettive esigenze investigative e della realtà criminale di riferimento”, scrive il Csm dando ragione alle osservazioni mosse sul punto da 27 pm e dall’allora Pg facente funzioni Nunzia Gatto che aveva segnalato un’apparente “anomalia” tra il numero di magistrati addetti al Dipartimento degli Affari internazionali, diretto da Fabio De Pasquale, il pm del processo Eni-Nigeria, e quelli addetti ad altri dipartimenti, che pure trattano “reati gravi e delicati”.

Greco viene criticato anche per aver assegnato funzioni di coordinamento di alcuni settori a semplici sostituti procuratori: si tratta di eccezioni che “devono essere giustificate da ragioni obiettive o dal perseguimento di specifici interessi, funzionali al migliore esercizio delle attività requirenti, e devono essere delimitate nel tempo. Inoltre – si legge nella delibera – l’individuazione dei coordinatori deve avvenire con criteri trasparenti“. Un’altra critica riguarda l’autonomia decisionale data ai procuratori aggiunti sui criteri di assegnazione dei procedimenti nelle materie specializzate, sia pure limitata dalla sua successiva ratifica. Non va bene perché questi criteri “differiscono da dipartimento a dipartimento e, sovente, derogano al criterio dell’automaticità in favore di criteri tra loro difformi, e, talora, assolutamente generici”.

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