“Per la scuola paradossalmente è stato fatto meno nel 2021 di quanto sia stato fatto nel 2020, stiamo rimpiangendo l’Azzolina“. Sono le parole di Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, che prevede per il 15 settembre una “situazione molto, ma molto difficile“. L’allarme dell’infettivologo, che non si può certo considerare “amico” dell’ex ministra dell’Istruzione, trova conferma in un atto ufficiale. L’azione del governo sulla ripresa della scuola, infatti, è bocciata dai sindacati che hanno scritto una lunga lettera ai ministri dell’Istruzione, Patrizio Bianchi e della Salute, Roberto Speranza, denunciando l’inoperosità dell’esecutivo e lanciando un appello per “un tempestivo approfondimento tra le parti sociali e le autorità preposte a garantire la sicurezza e la salute di oltre nove milioni di persone tra lavoratori e studenti”.
La missiva firmata dai segretari generali di Flc Cgil, Cisl Scuola, Snals Confsal e Anief mette in evidenza le incertezze che il “Piano Scuola” è destinato a creare tra i presidi e le carenze del documento che sta per essere approvato. La riunione della cabina di regia, chiamata a sciogliere gli ultimi nodi per il decreto sul green pass per scuola, trasporti e lavoro, si terrà proprio giovedì mattina alle 11.30.
Senza giri di parole, i sindacati puntano il dito contro il Comitato tecnico scientifico che in merito al distanziamento tra i banchi ha lasciato ai dirigenti scolastici la possibilità di andare in deroga ove non sia possibile metterlo in atto: “Sarebbe necessario – si legge nella lettera – che le autorità competenti fornissero alle scuole indicazioni operative precise e vincolanti, per metterle nelle condizioni di affrontare con sicurezza tutte le possibili situazioni emergenziali. Occorre evitare nel modo più assoluto di diramare semplici raccomandazioni che sarebbero facilmente esposte a contestazioni e dubbi da parte delle famiglie e degli studenti rendendo oltremodo oneroso il compito dei dirigenti scolastici, degli insegnanti e del personale Ata”.
Un tema già sollevato anche dal presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli e da molti altri. Finora l’appello alla chiarezza su questa questione è caduto nel vuoto.
I sindacati snocciolano dati anche sulle vaccinazioni dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni: “Per gli alunni con età superiore ai 12 anni non è previsto alcun obbligo vaccinale. La loro copertura vaccinale volontaria ad oggi risulta essere solo del 17% e quindi largamente insufficiente ai fini del contenimento di una possibile circolazione del virus”. Uno scenario, quello prospettato nella lettera, che esige alcune soluzioni necessarie per poter riprendere la scuola in presenza.
La prima: potenziate l’organico aggiuntivo (cosiddetto Covid) per sdoppiare le classi e garantire il distanziamento. “L’eventuale eliminazione di questa risorsa – precisano Francesco Sinopoli, Lena Gissi, Elvira Serafini e Marcello Pacifico – rischia di costringere le scuole a ricomporre classi già sdoppiate l’anno scorso e ciò in assenza di vaccinazione degli alunni e senza alcuna garanzia di distanziamento”.
La seconda: vanno fatte cadere le norme che limitano la sostituzione del personale assente (dopo il settimo giorno nel caso dei collaboratori scolastici e dopo il primo giorno per i docenti). Le scuole debbono essere messe nelle condizioni di poter assumere i supplenti nel momento in cui se ne verifica la necessità. “Non si può pensare – cita il documento inviato – di ricorrere alla prassi di suddividere gli alunni in gruppi assegnandoli ad altre classi con il rischio di aumentare a dismisura la platea dei possibili contagi”.
La terza proposta: “Risulta indispensabile – per le organizzazioni sindacali – e non più rinviabile l’apertura di un confronto per la revisione dei parametri sul dimensionamento stabilita dall’articolo 64 della legge 133/2008 e dei relativi decreti attuativi. Ancora oggi mancano risorse e impegni precisi per attuare la riduzione del numero di alunni per classe e per l’istituzione scolastica come previsto dal Patto per la Scuola, sottoscritto in primavera”.
Infine, Sinopoli e gli altri chiedono a Speranza e a Bianchi una serie di chiarimenti qualora venisse introdotto l’obbligo vaccinale del personale scolastico: quali soluzioni amministrative e organizzative qualora il personale interessato non possa effettuare il vaccino per motivi di salute; quali provvedimenti sarebbero eventualmente conseguenti al mancato assolvimento dell’obbligo vaccinale; quale l’autorità cui spetta accertare l’assolvimento dell’obbligo vaccinale”.
Fin qui le parti sociali. A cui si aggiunge la voce dell’infettivologo Bassetti che ora ammette come nonostante “le tante critiche all’Azzolina, e io sono stato il primo però almeno c’era una filosofia, un’idea per far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza. Io vedo tante parole ma molto pochi fatti. Non è stato fatto niente dal punto di vista legislativo: gli insegnanti – attacca Bassetti – possono non vaccinarsi. L’anno scorso – ricorda il medico – ci sono stati dei grossi investimenti per assumere professori, per evitare di avere le classi pollaio e credo che tutto questo sia stato totalmente dimenticato, oltretutto non utilizzando dei fondi che erano a disposizione”.