Anche Parigi, come Londra e Berlino, ha deciso che dal mese prossimo partiranno i richiami per alcune categorie di individui già vaccinati. Intanto prosegue il dibattito nella comunità scientifica sulla necessità di una terza dose
Il tema resta tuttora ampiamente dibattuto dalla comunità scientifica, mentre Ecdc ed Ema in una recente nota congiunta hanno dichiarato che non ci sono ancora dati sufficienti per determinare con certezza se la terza dose di vaccino anti-Covid sia o meno necessaria. Ma la Francia – come del resto hanno già stabilito anche Regno Unito, Israele e Germania – dà già il via libera al terzo richiamo del siero a partire da settembre per gli anziani e i cittadini più fragili. La decisione è stata annunciata da Emmanuel Macron, che su Instagram ha scritto: “Sarà probabilmente necessaria una terza dose. Non per tutti subito, ma comunque per i più vulnerabili e i più anziani”. In un videomessaggio diffuso da Bregançon, Macron ha iniziato dicendo che “ormai è assodato che per combattere davvero questo virus abbiamo bisogno di vaccini”. Il presidente francese ha quindi aggiunto che la terza dose verrà somministrata a partire “dall’inizio dell’anno scolastico“.
Il dibattito scientifico sulla terza dose – A differenza di quanto deciso da Francia, Uk, Israele e Germania, gli Stati Uniti restano ancora scettici sull’opportunità della terza dose, che il superconsulente della Casa Bianca Anthony Fauci al momento valuta come “non necessaria”. Inoltre, all’annunciata richiesta di autorizzazione da parte di Pfizer-Biontech alle autorità regolatorie Fda, Cdc in Usa e Commissione europea hanno replicato che a oggi non è il caso di considerarla. Nei giorni scorsi Ilfattoquotidiano.it ha intervistato il direttore scientifico della Vismederi, Emanuele Montomoli, responsabile dei test e professore di Igiene e Medicina Preventiva all’Università degli Studi di Siena, uno dei massimi esperti in studi di sieroepidemiologia sulle malattie infettive, prevenibili e non con la vaccinazione. Per lo scienziato la terza dose è “inevitabile” e del virus “non ci libereremo, come non ci siamo mai liberati dell’influenza”. Una volta vaccinati tutti gli anziani e gli adulti bisognerà quindi passare alla platea dei più giovani. Secondo invece l’analisi di alcune settimane fa di settimane fa Antonio Cassone – già direttore del dipartimento di Infettivologia dell’Iss e membro dell’American Academy of Microbiology – e Roberto Cauda – direttore di Infettivologia al “Gemelli” di Roma -, “ci sono studi clinici su animali che inducono a ritenere che somministrazioni multiple di vaccini a Rna, potrebbero non essere accettabili senza una sperimentazione appropriata”.
I Paesi che dicono sì alla terza dose – Israele è stato il primo Paese al mondo a dare il via libera alla terza dose, che dal 1° agosto ha iniziato ad essere somministrata agli over 60 che hanno già ricevuto il siero, a condizione che siano trascorsi oltre cinque mesi dalla seconda iniezione. Mentre non sarà disponibile per chi è guarito dal Covid-19 e non è stato vaccinato. Quanto invece al Regno Unito e alla Germania, come la Francia hanno deciso che l’avvio della campagna per il terzo richiamo partirà da settembre. In Uk la terza somministrazione, raccomandata dagli esperti del Joint Committee on Vaccination and Immunisation, mira a rafforzare e preservare l’immunità anche di fronte a possibili varianti. Ne avranno diritto tutti gli ultracinquantenni residenti nel Regno Unito e le persone più giovani cui sia già stata prescritta in passato la vaccinazione anti-influenzale. La campagna, da completare entro inizio inverno, comincerà a partire dai pazienti vulnerabili e in totale coinvolgerà in totale milioni di persone. Il 2 agosto è stata invece la Germania a comunicare il via libera alla terza dose, agli anziani e a tutte le persone a rischio. Il nuovo richiamo sarà effettuato solo con Pfizer o Moderna, ma sarà offerto anche a chi ha già ricevuto due dosi di Astrazeneca o la singola di Johnson&Johnson. L’annuncio è arrivato dal ministro della Salute, Jens Spahn, che ha citato le preoccupazioni su “una ridotta o rapidamente indebolita risposta immunitaria“.