Il quesito è "per avere conferma" che ai titolari "non possano, e non debbano, essere attribuite funzioni tipiche dei pubblici ufficiali", annuncia l'assessore agli Affari legali Maurizio Marrone (FdI). Che argomenta: "Un ristoratore non ha alcun obbligo e titolarità di identificare i propri clienti esigendo l'esibizione dei documenti di identità"
La giunta regionale del Piemonte guidata dal forzista Alberto Cirio si è rivolta al Garante della privacy “per avere conferma che agli esercenti privati non possano, e non debbano, essere attribuite funzioni tipiche dei pubblici ufficiali“. Il riferimento è all’obbligo di green pass per bar e ristoranti al chiuso, su cui il controllo – in base al decreto legge che entra in vigore dal 6 agosto – spetta ai titolari degli esercizi. Ad annunciare l’iniziativa piemontese è l’assessore agli Affari legali Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia), secondo cui “hanno ragione le associazioni di commercianti ed esercenti quando affermano che un ristoratore non ha alcun obbligo e titolarità di identificare i propri clienti esigendo l’esibizione dei documenti di identità, quantomeno nell’ordinamento giuridico italiano (il green pass contiene le generalità dell’intestatario, ndr)”.
Marrone chiede che non ci sia “nessuna sanzione e misura repressiva finché non verrà fatta chiarezza dall’autorità preposta alla tutela dei dati personali. Questo governo – argomenta – non può permettersi di calpestare secoli di Stato di diritto in nome dell’emergenza sanitaria. Noi di Fratelli d’Italia abbiamo sempre sostenuto che il green pass fosse una misura discriminatoria tra cittadini, illogicamente svincolata dall’andamento dei dati sanitari, e inutilmente penalizzante nei confronti dei settori del turismo, della ristorazione e della cultura che stavano faticosamente affrontando la ripresa. Ora i nodi vengono al pettine”.