Il Comune di Foggia è stato affidato a una commissione straordinaria perché sono state accertate infiltrazioni mafiose. Si tratta del secondo capoluogo di provincia a subire il pesante provvedimento, proposto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, dopo Reggio Calabria nell’ottobre 2012. La decisione presa dal Consiglio dei ministri scaturisce dalla relazione prodotta dalla commissione di accesso agli atti che lo scorso marzo si era insediata negli uffici comunali, all’epoca guidati dal leghista Franco Landella, poi finito agli arresti domiciliari. Ora Landella è libero ma è interdetto dai pubblici uffici per un anno. Nell’inchiesta, che ritiene di aver svelato un giro di tangenti al Comune di Foggia, è coinvolta anche la moglie, Daniela Di Donna, dipendente comunale, interdetta dai pubblici uffici per dieci mesi.

Di fatto, quindi il Comune di Foggia era già stato commissariato per le dimissioni di Landella – poi colpito dalla misura cautelare – e il Consiglio comunale sciolto. Il lavoro dei commissari era però proseguito e, stando a quanto da loro accertato, personaggi legati ai clan della Società Foggiana nel recente passato erano riusciti a condizionare le scelte e il lavoro dell’amministrazione comunale.

La commissione di accesso agli atti il 29 luglio ha consegnato una durissima relazione al prefetto di Foggia, Carmine Esposito, rapporto che il prefetto ha inviato al ministero dell’Interno e sul quale si basa la decisione di sciogliere immediatamente il Comune. Nella relazione di sei pagine si evidenzia che dal 2014 erano stati denunciati atti intimidatori nei confronti di alcuni consiglieri comunali e che esisteva una preoccupante pressione criminale sul Comune. Dal febbraio 2021 – si legge – le inchieste giudiziarie legate ad ipotesi di corruzione hanno coinvolto amministratori pubblici, tra i quali l’ex sindaco Landella e l’ex presidente del consiglio comunale Leonardo Iaccarino.

“Dalle indagini conseguenti ai fatti corruttivi – si legge – traspare un quadro inquietante della realtà amministrativa dell’Ente, che attesta uno sviamento del munus pubblico in favore degli interessi della criminalità organizzata”. Tra gli episodi contestati anche frequentazioni, parentele e legami affettivi da parte dei consiglieri comunali con esponenti locali della criminalità organizzata. Al centro delle presunte pressioni e infiltrazioni mafiose anche appalti legati al sistema di videosorveglianza, l’assegnazione di case popolari ad affiliati ai clan e l’assenza di certificati antimafia per alcune imprese che hanno gestito servizi pubblici.

I cittadini sarebbero dovuti tornare al voto nella tornata del 3-4 ottobre, ma il provvedimento assunto oggi dal Consiglio dei ministri provocherà un commissariamento molto più lungo, almeno 18 mesi. La decisione ratificata dal governo mette un punto alla stagione di inchieste antimafia e anticorruzione che la Dda di Bari e la procura di Foggia.

Indagini portate a termine negli ultimi anni ricostruendo un quadro di commistione tra ambienti di governo della città e personaggi legati alla Società Foggiana, una delle mafie più spietate in questo momento storico, che negli anni è diventata ‘invasiva’ nel tessuto economico della città tra estorsioni e tentativo di infiltrarsi negli appalti pubblici.

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