Talento, studio, applicazione, dettagli: alla scoperta dell'atleta barese che ha vinto la 20 chilometri. Dopo aver superato diversi brutti infortuni, il 29enne ha affinato la sua tecnica e preparato i Giochi come l'obiettivo principale della sua carriera. Compresa la lingua giapponese: "Così capisco cosa dicono gli allenatore ai miei avversari"
Alla partenza della 20 km olimpica di marcia a Sapporo, Massimo Stano non era nel novero dei favoriti. Troppo forti gli asiatici, oltretutto in una situazione ambientale e climatica conosciuta e nella quale si allenano ogni giorno. Soprattutto cinesi e giapponesi dovevano vincere senza fastidi da parte di nessun altro marciatore presente. Invece il pugliese ha ribaltato il pronostico, facendo sua una delle gare più sorprendenti di questa Olimpiade giapponese, perché era in forma, perché marcia splendidamente e perché li conosceva bene.
Stano è nato a Grumo Appula il 27 febbraio 1992 e cresciuto a Palo del Colle, il paese in provincia di Bari che diede i natali al grande pugile Vito Antuofermo. Ha iniziato a praticare l’atletica leggera nel 2003, prima nel mezzofondo, per poi dedicarsi solo al “tacco e punta”, ovvero alla marcia, una delle discipline più vincenti della storia dello sport italiano. A prenderlo sotto la sua ala Giovanni Zaccheo che sulla pista di Molfetta ha costruito questo diamante dalla tecnica purissima, riconosciuta e premiata dai giudici.
La prima volta in cui Stano si mette in luce è agli Europei under 23 di Tampere nel 2013, conquistando il bronzo dopo la squalifica del russo Bogatyrev. Per crescere ancora di più, si sposta a Sesto San Giovanni, dove si allena sotto lo sguardo di Alessandro Gandellini. Inizia la crescita tecnica e fisica esplosa a Sapporo, ma anche una serie di infortuni davvero brutti per un marciatore, comprese due microfratture a entrambe le tibie fanno temere addirittura il peggio per la sua carriera. Ma quando passa nel gruppo di Patrizio Parcesepe a Castelporziano nel marzo 2018, finiscono anche le sfortune e inizia a vincere, con un terzo posto nei Mondiali a squadre e il quarto posto agli Europei di Berlino nel 2018, a un solo secondo da Vasiliy Mizinov, presente anche oggi a Sapporo.
Ha stabilito il record italiano nel giugno 2019, con 1.17.45 in una gara a La Coruna ma, quando tutto sembrava andare per il verso giusto, si ferma per colpa della pandemia. E nel 2021 ha prima superato una periostite, per poi preparare testa e gambe per la gara di oggi.
Programmatore informatico e poliziotto, Massimo Stano corre per le Fiamme Oro, lo stesso gruppo sportivo – “congiunzione astrale” – di Lamont Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi. Vive a Ostia, si è sposato nel settembre 2016 con Fatima Lotfi, ex mezzofondista, poi passata anche lei alla marcia, convertendosi all’Islam. Di questa scelta, lui stesso ha detto: “Ognuno sceglie di seguire la religione che vuole, ho una moglie marocchina e sono diventato musulmano anche per amore, per poterla sposare e stare con lei”. Cinque mesi e mezzo è nata la sua prima figlia, Sophie. E quel dito in bocca al momento dell’arrivo è una dedica proprio per lei.
Tornando alla gara vittoriosa e al fatto che conoscesse gli avversari, bisogna aggiungere che Massimo Stano è un appassionato di cultura e lingua giapponese, che sta imparando proprio perché voleva essere pronto nel giorno più importante della sua carriera. Pochi giorni fa aveva detto che studiava giapponese “anche per capire quello che all’Olimpiade gli allenatori grideranno ai loro atleti” e di sicuro gli sarà servito per vincere la gara più importante della sua vita. Studio, applicazione, dettagli. In tutto questo (e nel talento tecnico sublime) si nasconde il segreto di un campione olimpico.