I grandi costruttori americani sono d’accordo col Presidente, ma chiedono ingenti aiuti statali e un impegno concreto per lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica. Nel frattempo, però, il Senato prevede il taglio degli aiuti previsti da Biden per l’implementazione della rete nazionale di colonnine.
Nell’establishment americano c’è un’evidente disomogeneità di intenti (e interessi) quando si parla di futuro della mobilità ed elettrificazione del parco auto. Prova ne è che mentre l’amministrazione Biden spinge per aumentare le vendite di veicoli a basso impatto ambientale – puntando prevalentemente su modelli ibridi ricaricabili e 100% elettrici –, il Senato vorrebbe tagliare del 50% le risorse destinate allo sviluppo della rete di ricarica, indispensabile per il diffondersi della mobilità elettrica in America.
Una dissonanza a cui si aggiungono le proposte dell’Epa, l’agenzia per l’ambiente degli Stati Uniti (divenuta famosa in tutto il mondo per aver portato alla luce lo scandalo “dieselgate”), che vorrebbe ridurre ulteriormente le emissioni massime consentite alle autovetture di nuova omologazione: il che significherebbe puntare sulle auto elettrificate che, però, abbisognano di un’infrastruttura di ricarica capillare. Un bell’impasse, quindi.
Proprio poche ore fa, attraverso una nota ufficiale congiunta, le tre principali multinazionali dell’auto americana – Ford, General Motors e Stellantis (risultante dalla fusione di PSA e Fiat-Chrysler) – hanno annunciato la loro “comune aspirazione a realizzare il 40-50% dei volumi annuali statunitensi con veicoli elettrici (veicoli a batteria, fuel cell e ibridi plug-in) entro il 2030, al fine di avvicinare la nazione a un futuro a zero emissioni coerente con gli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi”.
Al contempo le Big Three dell’automotive, già impegnate nell’elettrificazione della loro gamma, chiedono una “implementazione tempestiva delle politiche per l’elettrificazione” annunciate dalla Casa Bianca: ovvero, incentivi all’acquisto di modelli elettrificati e un impegno statale per la capillarizzazione della rete infrastrutturale di ricarica. In sintesi, i costruttori cercano precise garanzie statali.
Da Washinton rispondono col piano “Build Back Better”, che includerebbe 174 miliardi di dollari dedicati alla mobilità elettrica, da destinare pure in ricerca e sviluppo dei veicoli a batteria e in agevolazioni per espanderne la produzione. E il Presidente Biden, nell’ambito del piano di rilancio dell’economia statunitense, ha già promesso 100 miliardi di dollari di incentivi (che, però, devono passare dall’approvazione del Congresso) per l’acquisto di veicoli elettrici ed elettrificati.
A mettere il freno alle ambizioni di Biden però, come scritto pocanzi, potrebbe essere il Senato, dove si sta discutendo un disegno di legge bipartisan per tagliare i fondi per la creazione della rete nazionale di ricarica (che lieviterebbe dalle attuali 106mila colonnine a oltre mezzo milione): il budget a disposizione passerebbe da 15 a 7,5 miliardi di dollari, con tutte le ripercussioni del caso in tema di diffusione delle auto ricaricabili, ibride plug-in o elettriche che siano.
Ciò costituirebbe una sonora “legnata” per il mercato dei veicoli a batteria, già di per sé abbastanza stagnate al di là dell’Atlantico: infatti, nel primo semestre dell’anno, le auto elettriche hanno rappresentato solo il 2.2% delle immatricolazioni. Inoltre, il Senato punta anche a escludere o ridimensionare eventuali agevolazioni per l’acquisto di veicoli “green”. Ciò questo spiega non solo perché l’amministrazione Biden, anche sotto pressione dei sindacati, voglia evitare di imporre una data certa per lo stop alla produzione dei motori termici; e rende pure merito del fatto che l’obiettivo di immatricolare il 50% di auto elettrificate al 2030 non sia legalmente vincolante…