L’omicidio della giovane Yara Gambirasio sta per diventare un film e sarà disponibile sulla piattaforma streaming Netflix. Uno dei casi di cronaca più seguiti e discussi degli ultimi anni, al centro della quale c’è la tredicenne di Brembate Sopra, nel bergamasco – sparita il 26 novembre del 2010 e ritrovata senza vita appena tre mesi dopo -, si è trasformata in una sceneggiatura e a curarne la regia è Marco Tullio Giordana. A rivelare qualche dettaglio in più sulla pellicola prodotta dalla TaoDue di Pietro Valsecchi, attorno alla quale c’è ancora molto mistero, è stato uno dei protagonisti, l’attore Alessio Boni.
«Presto sarò nel film Netflix di Marco Tullio Giordana sulla vicenda di Yara Gambirasio. Io interpreto un comandante dei Carabinieri, mentre Isabella Ragonese è il pubblico ministero Letizia Ruggeri. In sostanza è un film sull’indagine. Non è facile entrare in una vicenda di cronaca così vicina, così drammatica, che ci ha coinvolto tutti», ha anticipato Boni in un’intervista a La Stampa, in cui ha ripercorso il suo ultimo anno lavorativo e parlato dei progetti futuri. Il film sarà dunque incentrato sulle indagini che hanno portato a trovare prima il profilo genetico dell’assassino, chiamato Ignoto 1, e poi alla condanna all’ergastolo del muratore Massimo Bossetti, il quale per altro continua a dichiararsi innocente.
Yara, questo è il titolo, uscirà a dicembre ed è stato girato a causa pandemia non nella Bergamasca ma a sud di Roma, a Fiano Romano e Monterotondo. Ad interpretare Yara sarà la giovane attrice Chiara Bono. «Mi sono preoccupato che non fosse scossa, sono ruoli che spaventano. Ha talento, solarità, innocenza, voglia di vivere… Sono le caratteristiche che aveva Yara», ha spiegato Marco Tullio Giordana. I genitori di Yara saranno invece incarnati da Sandra Toffolatti e Mario Pirrello, Alessio Boni e Thomas Trabacchi sono un colonnello e un maresciallo dei carabinieri di finzione mentre la Ragonese sarà Pm Letizia Ruggeri, colei che si è realmente occupata del caso. «Un personaggio contropelo, all’inizio sola contro tutti. Fa di testa sua, brusca, impaziente, va in giro in moto, si allena alla boxe. All’epoca sua figlia aveva 8 anni, era più piccola di Yara. Il film è l’ossessione del pm che vuole acciuffare il colpevole», osserva il regista.