A trascinarlo nel baratro fu proprio quel successo improvviso e del tutto nuovo per lui, un ragazzo di provincia rimasto orfano di padre a 6 anni e cresciuto con il dolore della perdita: è lui stesso a ripercorrere la sua vita e la sua storia in un'intervista a Libero, in cui tira le somme della sua vita rivelando dettagli inediti
Come dimenticare le magliette con la margherita bianca e gialla, logo riconoscibilissimo del marchio Guru? Erano un cult – quasi un incubo – nei primissimi anni Duemila, portate alla ribalta dagli ormai ex calciatori Bobo Vieri e Paolo Maldini, all’epoca all’apice delle rispettive carriere con Inter e Milan. Fu uno dei primi casi di strapotere del marketing, che portò l’ideatore, un ragazzo allora 22enne, a diventare miliardario e popolare nel giro di pochissimo tempo. Stiamo parlando di Matteo Cambi, l’imprenditore che fondò il marchio Guru e che, proprio come il suo brand, ha subito poi una parabola discendente che lo ha portato anche ad essere arrestato e condannato per diversi reati, in primis finanziari. A trascinarlo nel baratro fu proprio quel successo improvviso e del tutto nuovo per lui, un ragazzo di provincia rimasto orfano di padre a 6 anni e cresciuto con il dolore della perdita: è lui stesso a ripercorrere la sua vita e la sua storia in un’intervista a Libero, in cui tira le somme della sua vita rivelando dettagli inediti.
“A diciotto anni venni in possesso della assicurazione sulla vita che mio padre aveva fatto per me – racconta Cambi -. Ebbi così a disposizione un miliardo delle vecchie lire e decisi di andare un po’ in America per capire il valore del marketing per una impresa. Tornato in Italia insieme ad un mio amico fondammo la “Guru”. L’azienda aveva come cuore dell’investimento delle magliette con una margherita. All’inizio, il primo anno, no. Poi venne presa da uno show room di Milano e tutto esplose. Alla fine la Guru fatturava cento milioni di euro all’anno“.
Ma proprio la popolarità “è diventata una delle mie dipendenze maggiori”, confida ancora Cambi. “Ero entrato in un vortice in cui tra cocaina e voglia di apparire non riuscivo più a gestirmi. Un giorno, quando avevo ventiquattro anni, un mio amico mi regalò degli ovuli. Porto questi ovuli a casa e li tengo nascosti in una cassa di champagne per un po’ di tempo fin quando una sera, era un venerdì, provai quella sostanza. Io sono sempre stato un ipocondriaco spaventato dal perdere il controllo e non sentii nulla, né di positivo né di negativo, e così, ogni venerdì sera iniziai a fare uso di cocaina – prosegue -. Da quel momento la droga è diventata la mia compagna di vita. La cocaina gestiva le mie emozioni. I miei alti e i miei bassi. Mi facevo dieci pezzi al giorno e quando ero in astinenza, grattavo il muro con la Bibbia. Simulavo che il bianco della parete fosse bamba. Sono vivo per miracolo“.
Così, in poco tempo, è entrato in un vortice che lo ha trascinato nel baratro: “Ero diventato un gigante con i piedi d’argilla smanioso di essere riconosciuto. E così per questa mia debolezza spesso iniziavo delle relazioni con persone del mondo del jet-set per andare sui giornali. Erano relazioni che nascevano da un sentimento vero che però io trasformavo, ed usavo, per avere visibilità. Da Arianna Marchetti a Fernanda Lessa per passare da Stefania Orlando erano tutte storie vere ma io le usavo, chiamando anche i fotografi, per finire sui rotocalchi dei giornali di gossip”. Poi la popolarità ha iniziato a scemare, con la sua partecipazione all’Isola dei Famosi ha raschiato il fondo del barile, fino a quando nel 2008 sono arrivate le inchieste della magistratura e l’arresto. Oggi Matteo Cambi si è “ripulito”, ha cambiato vita ed è felice con la moglie Stefania e sua figlia Melissa.