La donna era uscita per una passeggiata l'8 maggio senza più tornare. A fine giugno la Procura di Brescia, per una serie di incongruenze nei racconti, aveva iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio due delle tre figlie della donna, assieme al fidanzato di una di loro
Gli inquirenti non hanno dubbi che si tratti di Laura Ziliani, ma serve la prova scientifica del Dna per avere certezze che il corpo ritrovato nel fiume appartenga alla 55enne vigilessa sparita nel nulla l’8 maggio scorso. Il cadavere era privo di scarpe e vestiti. Circostanze sulle quali sta lavorando la Procura di Brescia con il pm Caty Bressanelli che ha assegnato gli accertamenti medici all’equipe del professor Andrea Verzeletti degli Spedali Civili di Brescia che eseguirà sia l’esame del Dna che l’autopsia.
“Molti gli elementi che fanno ritenere che sia la donna scomparsa tre mesi fa”, riferiscono fonti investigative. Al momento del ritrovamento il corpo era irriconoscibile. Ma sono tante le coincidenze che spingono gli inquirenti a ritenere che il cadavere sia della 55enne dell’Alta Vallecamonica.
Anche il sindaco di Temù Giuseppe Pasina pensa che possa trattarsi di Laura Ziliani. “Il corpo non è stato trovato nel fiume Oglio, ma di fianco, in un tratto vicino alla pista ciclabile, dove probabilmente l’acqua non è stata in grado di portarlo via”, spiega il primo cittadino. E prosegue: “A trovarlo è stato un ragazzino”. Poi, azzarda un’ipotesi: “Laura Ziliani potrebbe essere stata ammazzata in quel luogo e poi coperta con del materiale nel prato. In questi giorni il fiume Oglio potrebbe aver portato via quel materiale scoprendo il cadavere”. Pasina aggiunge che “la donna era senza escoriazioni, segno che il corpo non sarebbe stato trascinato dal fiume”. L’area del ritrovamento era stata battuta a lungo nel corso delle ricerche, così come era stata svuotata la stessa centrale idroelettrica.
La donna a era uscita per una passeggiata a inizio maggio senza più tornare: le sue tracce si sono perse nei pressi di Villa Dalegno. A fine giugno la Procura di Brescia, per una serie di incongruenze nei racconti, aveva iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio due delle tre figlie della donna, assieme al fidanzato di una di loro. Quell’8 maggio la donna sarebbe stata ripresa da una telecamera in paese e un testimone raccontò di averla incrociata su un sentiero. Poi, il nulla. Diversi i punti ancora da chiarire, come il ritrovamento in cantine del cellulare e del computer.
Quella mattina a dare l’allarme furono proprio le figlie. Per le ricerche erano state mobilitate centinaia di persone, tra tecnici e volontari, purtroppo senza successo. Dopo il primo stop le ricerche sono riprese a seguito del ritrovamento di una scarpa, a circa 500 metri dal luogo del ritrovamento di un cadavere. Paola Ziliani aveva lavorato tanti anni a Temù come agente di Polizia Locale. Aveva lasciato la montagna per andare a vivere in città a seguito della morte del marito, travolto e ucciso da una valanga nel 2012, ma aveva sempre conservato la passione per la vetta. Spesso si fermava a Temù e spesso usciva a camminare anche da sola.