Si è consegnato alla gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre dicendo di aver ucciso un religioso. E’ successo questa mattina in Francia. Il sacerdote è stato trovato privo di vita nei locali della comunità dei frati missionari Monfortain. L’assassino, invece, era noto alle forze dell’ordine perché messo sotto controllo giudiziario nell’ambito dell’inchiesta sull’incendio della cattedrale di Nantes nel luglio 2020.
Si tratterebbe del rifugiato ruandese Emmanuel Abayisenga che un anno fa diede fuoco alla cattedrale: l’uomo avrebbe ammesso di aver ucciso il prete che l’aveva accolto nella sua comunità di Saint-Laurent-sur-Sèvre: Olivier Maire, di 60 anni.
Immediate le reazioni dal mondo della politica. Botta e risposta su Twitter tra la leader dell’estrema destra francese, Marine Le Pen, e il ministro dell’Interno, Gérard Darmanin. “In Francia si può essere clandestini, incendiare la cattedrale di Nantes, non essere mai espulsi e diventare recidivi assassinando un prete: è il completo fallimento dello Stato e di Gerard Darmanin”, ha twittato la leader del Rassemblement National, subito dopo le prime notizie sull’accaduto. “Che parole indegne! – ha replicato Darmanin – Invece di esprimere compassione ai cattolici che hanno accolto questo assassino, la signora Le Pen polemizza senza conoscere i fatti: questo straniero non poteva essere espulso, nonostante il provvedimento di espulsione, finché non fosse stato tolto dal controllo giudiziario”, ha detto il ministro.
Il 18 luglio 2020, Emmanuel Abayisenga appiccò il fuoco alla cattedrale di Nantes provocando gravissimi danni. All’epoca era volontario della diocesi della cattedrale, apprezzato e benvoluto dalla parrocchia. Nel confessare di essere l’autore del rogo, spiegò di essere esasperato perché, non riuscendo a rinnovare il visto scaduto, temeva di essere rimandato in Ruanda. Per quell’incendio, l’uomo si trova tuttora sotto controllo giudiziario.