“E poi non rimase nessuno”. Parafrasando il titolo del bel giallo di Agatha Christie, se andiamo avanti così, non ci sarà più nessuna città disposta a candidarsi per ospitare grandi manifestazioni. Alla chiusura dei giochi di Tokyo già si prevede un buco di 20 miliardi, del tutto in linea con il passato più o meno recente.
Con le grandi manifestazioni ci guadagnano sicuramente alcune categorie, come tour operator o imprese edili, ma per le casse pubbliche, locali o nazionali, sono un bagno di sangue. Ci smenano già un sacco di soldi per sostenere la candidatura, altri per realizzare il grande evento se se lo aggiudicano, e in più, nel caso di costi imprevisti, sono sempre le casse pubbliche a coprire i buchi. Non è un caso se Boston o Cracovia si sono rifiutate di candidarsi. Non è un caso se Saint Moritz (che è Saint Moritz) non si candida più per le Olimpiadi invernali, in quanto la popolazione è contraria: chissà come mai… Qualcuno si chieda come mai l’ultima volta che si sono svolti i giochi in Svizzera era il 1948!
Se sono quell’affare che si dice perché gli svizzeri non si candidano? Qualcuno si legga Circus Maximus: The Economic Gamble Behind Hosting the Olympics and the World Cup di Andrew Zimbalist, definito il miglior saggio del 2015 dall’Economist, in cui si parla appunto del nonsenso delle grandi manifestazioni. Lo legga per capire. Sicuramente non l’hanno letto Malagò, Sala, Zaia quando si facevano fotografare esultanti alla notizia che Cortina e Milano si erano aggiudicate i Giochi invernali del 2026. Vincendo facile, peraltro: era rimasta solo Stoccolma vogliosa di aggiudicarseli. Ma questi mediocri rappresentanti pubblici che non hanno letto quel saggio almeno ammettessero quello che sicuramente sanno: che ci guadagneranno solo alcune categorie private, fra le quali quelle imprese edili che stanno lavorando alla grande a Cortina e dintorni per preparare il grande evento sfasciando il territorio.
Altro che: “Si lascia un’eredità ai miei figli, ai vostri figli, qualcosa di importante.” Malagò dixit. Lo stesso Malagò che adesso, sull’onda dell’entusiasmo di quell’Italia improvvisamente svegliatasi plurimedagliata, profetizza grandi eventi sportivi nel nostro paese. Peccato che Malagò, Zaia, Sala non debbano tirare fuori un euro per candidatura, svolgimento, ripianamento dei debiti, altrimenti non sarebbero così entusiasti.
Lo stesso io dico dei politici, che fanno con i soldi nostri quello che non farebbero mai se i soldi fossero loro. Con questo non voglio dire che i grandi eventi non debbano essere svolti. La soluzione a basso impatto (l’impatto zero non esiste) per le finanze e per l’ambiente c’è: svolgerli sempre nella stessa località, che abbia quindi già tutte le strutture e infrastrutture per sostenere l’enorme impatto, una per le grandi manifestazioni invernali e una per quelle estive. Certo, il Cio non andrà mai in questa direzione: troppi gli interessi privati perché si svolgano a macchia d’olio. E allora non rimane che sperare in quello che dicevo all’inizio: nessuno si candidi più. Non vorranno mica imporle con la forza…