Diritti

Vacanze per le persone con disabilità, tra esclusioni e rischio ghettizzazioni l’Italia è ancora al palo. L’imprenditore: “Ma per le imprese è un’opportunità”

La Federazione italiana per il superamento dell’handicap: "Come se si garantisse alle persone con disabilità di poter andare soltanto in alcuni posti. Bimba esclusa dal baby club a Ostuni segno della scarsa cultura imprenditoriale del Paese". Il caso di Village for all e della sua mission di offrire a ciascuno la sua vacanza

Troppo spesso le famiglie con persone con disabilità, soprattutto motoria e sensoriale ma non solo, hanno difficoltà – e non per colpa loro – a trovare in Italia delle spiagge accessibili e degli stabilimenti balneari inclusivi. Sono diverse le criticità che si riscontrano quando delle persone con disabilità desiderano trascorrere delle vacanze in luoghi accessibili come ad esempio la presenza di barriere architettoniche, l’assenza di bagni accessibili, la mancanza di ausili idonei per l’ingresso in acqua della persona con disabilità motoria.

Fish: “La strada per l’inclusione resta ancora lontana” – Secondo il presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), Vincenzo Falabella, contattato da iIlfattoquotidiano.it “la questione dell’accessibilità delle spiagge rischia spesso di creare una ulteriore ghettizzazione delle persone con disabilità, nella misura in cui soltanto alcuni stabilimenti vengono resi tali; è come se si garantisse alle persone con disabilità di poter andare soltanto in alcuni posti. E invece si pone la questione dell’universalità di un diritto”.

La situazione in Italia purtroppo, sostiene la Fish, è ancora da migliorare molto per realizzare una reale inclusione anche durante le vacanze estive in particolare dopo oltre un anno e mezzo di pandemia. Sono diversi i casi di esclusione di persone disabili da parte di siti balneari o strutture alberghiere. La Federazione, ad esempio, di recente ha espresso “sdegno e preoccupazione per l’ennesimo atto di discriminazione” che ha riguardato una persona con disabilità, un grave episodio accaduto a Ostuni, in provincia di Brindisi, dove una mamma ha denunciato che sua figlia, una bambina con sindrome di Down di quattro anni, in vacanza in un resort della città pugliese con i genitori e il fratello gemello, è stata rifiutata al baby club di una struttura turistica.

“Una storia particolarmente inquietante e che purtroppo non è isolata, stando anche alle numerose segnalazioni che riceviamo ogni anno”, afferma Falabella, “e che denota, per giunta, oltre che una mancanza di sensibilità, una carenza della cultura di impresa di questo Paese”. Si tratta di “una triste vicenda che dimostra che la strada per l’inclusione delle persone con disabilità e delle loro famiglie resta ancora lontana, per questo – continua il numero uno di Fish – la lotta all’isolamento, anche dei bambini è uno dei temi che abbiamo portato all’attenzione delle forze politiche durante il congresso della Federazione”.

Per andare incontro alle necessità delle persone disabili, c’è una realtà che si chiama Village for all (V4A) e che si è posta una missione: “A ciascuno la sua vacanza”. Da oltre 13 anni l’azienda italiana, che opera anche all’estero, con personale preparato visita ognuna delle strutture che fanno parte del suo network. “Il nostro obiettivo è fornire informazioni utili alle famiglie in via del tutto gratuita e aiutare loro nel percorso di scelta delle vacanze accessibili. Lo facciamo con grande caparbietà e convinzione, affiancati da imprenditori altrettanto coraggiosi e visionari che hanno creduto nel nostro progetto 100% inclusivo”. A dirlo a ilfattoquotidiano.it è il ceo di Village for all Roberto Vitali.

Secondo Vitali “è fondamentale introdurre nella cultura imprenditoriale l’accessibilità come elemento della qualità che non deve essere intesa solo come mero rispetto della normativa sull’abbattimento delle barriere architettoniche, ma come attenzione alla soddisfazione dei bisogni dell’ospite come cliente”. Il cofondatore di V4A è convinto che “per le imprese è una opportunità economica ma anche un elemento che definisce sicuramente la fidelizzazione e la “vita” del cliente. Abbiamo oltre 7.000 chilometri di spiaggia ed altrettanti stabilimenti balneari. In teoria tutti rispettano le leggi sulle barriere architettoniche, ma nei fatti sappiamo che non è così. Per questo occorre un cambiamento di mentalità anche da parte degli imprenditori”.

Il turismo balneare inclusivo in numeri – I risultati dell’indagine che Village for all sta conducendo con Legambiente, Turisti per Caso, Slow Tour, il blog InVisibili del corriere.it e Mondo Balneare, evidenziano oltre 100 segnalazioni in tutta Italia di strutture con spiagge accessibili. Il 90% di questi posti ha carrozzine da spiaggia e dispone di un servizio igienico attrezzato, oltre il 50% ha prodotti per celiaci, intolleranti ad alcuni cibi, pochissimi hanno dotazioni per le persone cieche (faro sonoro e percorsi tattili), nessuno con mappe tattili.

Sono solo una ventina le segnalazioni di stabilimenti balneari con zone relax riservate a bambini con autismo o disabilità cognitive. I Parchi giochi per bambini con disabilità motorie o sensoriali sono attorno al 10% delle segnalazioni. Il 40% degli imprenditori dice di aver fatto degli specifici corsi di formazione per rispondere alle esigenze di questo mercato, percentuale che supera il 60% nelle segnalazioni da parte dei turisti, quindi è possibile dedurre che i turisti percepiscono il valore della accoglienza e professionalità. È stato riscontrato inoltre che pochi stabilimenti balneari segnalano adeguatamente nei loro siti internet il proprio impegno nel realizzare servizi accessibili e anche la sostenibilità è poco segnalata.

“Le persone disabili che fanno turismo sono turisti” – Village for all da sempre sostiene che “l’ospitalità accessibile è un’opportunità per tutti. Ospitalità accessibile – dice Vitali che ha quasi 30 anni di esperienza di turismo accessibile e innovativo – significa saper offrire una esperienza turistica avendo a cuore il benessere e la soddisfazione dei propri clienti, rispondendo con efficienza, professionalità e qualità alle specifiche esigenze di accessibilità”.

Il lavoro di V4A è considerato una rarità nel panorama italiano. “Siamo unici perché andiamo direttamente a visitare tutte le strutture, raccogliamo le informazioni con un software specifico che ci permette di avere una banca dati di informazioni oggettive (misure, larghezze, dimensioni); non diamo patenti di accessibilità ma basiamo il nostro lavoro su informazioni affidabili raccolte direttamente da noi racconta ancora l’imprenditore. Le informazioni si declinano poi su due siti web differenti tra loro, uno dedicato agli utenti e l’altro alle aziende turistiche. Villageforall.net è dedicato ai turisti e tutte le informazioni, le guide e anche il blog con i racconti di viaggi sono gratuiti. Projectforall.net fornisce invece alle imprese manuali operativi, articoli di approfondimento e presentazione di fornitori di prodotti e strumenti per l’accessibilità, nel rispetto del design e senza connotazioni ospedaliere. I target di riferimento degli utenti sono soprattutto le famiglie con bambini piccoli, senior (Over65), persone con disabilità motorie, vista e/o udito, persone con disabilità cognitive-relazionali, intolleranze alimentari.

Una guida online che segnala strutture accessibili – V4A ha realizzato poi la Guida Italia 2021, digitale e accessibile anche a ciechi e ipovedenti, che raccoglie tutte le strutture del network che possono essere scelte dalle famiglie e che è possibile scaricare gratuitamente dal sito. “Non è più il momento di pensare a stabilimenti balneari dedicati solo a persone con disabilità – afferma Vitali -, ma è necessario costruire una filiera turistica orientata ad una ospitalità accessibile, lavorando come i distretti biologici in agricoltura, dove l’accessibilità e l’inclusione sono valori diffusi che coinvolgono tutti i settori turistici: ricettivo, extraricettivo, ristorazione, commercio, trasporti, sport, eventi, ecc… Bibione è l’esempio di come il turismo accessibile abbia bisogno di molti fattori come la strategia, innovazione, professionalità e competenze specifiche. E questo dovrebbe valere per tutti i siti turistici nazionali”. E tra i casi virtuosi segnala quello del Veneto col portale www.turismoinclusivoveneto.it e il progetto Sicilia Mare per Tutti.