Accusato di omicidio aggravato dai futili o abbietti motivi, ha raccontato di essersi difeso da Tayari dopo che quest’ultimo lo avrebbe insultato per aver urtato la figlia dodicenne
“Il coltello? Lo avevo già con me, ho agito per paura”, Alessandro Patelli, 19 anni, fermato per l’omicidio di Marwen Tayari, 34 anni, ha detto solo questo al pm di Bergamo, Paolo Mandurino, che indaga sulla lite avvenuta in strada vicino alla stazione della città lombarda e terminata con sei coltellate che non hanno lasciato scampo al tunisino che viveva da anni nel comune bergamasco di Terno d’Isola. L’uomo è stato ucciso davanti a moglie e figlie di due e 12 anni. Sei le coltellate contro l’uomo che è stato soccorso invano.
La notte scorsa Patelli, assistito dall’avvocato Enrico Pelillo, è stato sentito a lungo, fino a quando ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Accusato di omicidio aggravato dai futili o abbietti motivi, ha raccontato di essersi difeso da Tayari dopo che quest’ultimo lo avrebbe insultato per aver urtato la figlia dodicenne (la famiglia della vittima, stando al racconto del fermato, si era seduta sui gradini fuori casa sua). A quel punto Patelli sarebbe stato minacciato con una bottiglia rotta (i carabinieri del reparto scientifico hanno recuperato alcuni cocci) e avrebbe quindi ferito mortalmente il tunisino con il coltello a serramanico che, ha detto, aveva già con sé (mentre invece la moglie di Tayari ha riferito che il giovane è salito in casa a prenderlo). La bottiglia, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, era stata appoggiata. Inoltre in casa gli investigatori hanno trovato un altro coltello. Le indagini proseguono.
“Un omicidio in città colpisce, addolora e desta inevitabile preoccupazione – ha commentato il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori -. Quello avvenuto in via Novelli in particolare sconcerta per la dinamica dell’episodio, sotto gli occhi della moglie e dei bambini della vittima, ai quali va tutto il mio cordoglio, e per la giovane età del suo autore. Non sappiamo perché sia scoppiato il diverbio, se i due protagonisti dell’episodio si conoscessero. Quella di via Novelli è una zona ‘difficile’, spesso associata a problemi di sicurezza, oggetto per questo di particolare e assidua vigilanza da parte delle forze dell’ordine e della polizia locale. Nulla tuttavia può giustificare un atto così efferato, che fa pensare piuttosto a un momento di follia”.