Nei giorni corsi ho ricevuto da alcuni colleghi una lettera aperta dal titolo “La nostra Scuola ci sta a cuore”. È la voce di insegnanti che nessun ministro, nessun sottosegretario, nessun premier ascolta. Eppure sono loro a conoscere meglio di ogni altro quanto è accaduto in questi due anni. Ho scelto di dar loro spazio attraverso il mio blog perché nessun maestro, nessun professore si senta muto.
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“Il primo compito dell’educazione è agitare la vita, ma lasciandola libera perché si sviluppi”.
Siamo maestri della scuola primaria dell’IC di Nerviano, compagni di viaggio dei nostri studenti. Vogliamo iniziare con il pensiero della Montessori, perché anche noi docenti abbiamo bisogno di riferimenti a cui ispirarci. Ma chi è la nostra guida oggi? Non lo sappiamo. Ma lo stesso vogliamo fare sentire la nostra voce.
Siamo alla fine di due anni scolastici faticosi e impegnativi emotivamente oltre che mentalmente. La dad ha messo in evidenza l’arretratezza delle nostre scuole dal punto di vista tecnologico: noi docenti abbiamo cercato di imparare il più possibile per consentire ai nostri bambini di non smettere di “venire” a scuola pur con tutti i limiti strutturali che abbiamo affrontato, spesso aiutandoci tra di noi, per mostrare ai nostri studenti che insieme si va lontano. Certo gli investimenti in termini economici vengono fatti e di ciò siamo sinceramente grati.
Tuttavia ciò non basta per nutrire le menti!
Le finalità delle Linee guida emanate sono inequivocabili, ma noi crediamo che per attuare quanto ci viene giustamente chiesto gli investimenti dovrebbero essere rivolti alle risorse umane. Nello specifico, nella nostra zona il tempo pieno è stata una proposta educativa ben definita e con delle caratteristiche che oggi vengono rispettate solo per il tempo ovvero le 40 ore! Difatti, strategicamente, si chiama tempo a 40 ore, anziché pieno, che noi insegnanti dobbiamo garantire per andare incontro alle caratteristiche di una società che vede i genitori lavorare a tempo pieno! Ma la scuola non è un parcheggio!
Crediamo di non sbagliare quando esprimiamo che siamo noi docenti a garantire questo tempo scuola: ci troviamo a lavorare con un organico sottodimensionato al quale si aggiunge un organico di potenziamento non adeguato e, in particolare, sono praticamente scomparse le compresenze che per noi maestri sono come “manna”. Durante questi momenti, infatti, possiamo osservare i nostri bambini e conoscerli meglio; possiamo dedicare del tempo a chi ha più difficoltà; possiamo svolgere quelle attività, che scindono dalla mera didattica, per creare un ambiente adeguato a rendere più favorevoli gli apprendimenti e il benessere dei bambini.
Non sono solo le compresenze che non funzionano, ma altresì il ritrovarci a tappare buchi in classi scoperte compromettendo la continuità educativa. Siamo educanti che invece di essere aiutati per il carico di umanità che ci viene dato siamo considerati talvolta pedine di una mentalità aziendale. Questa modalità sta creando rabbia e stanchezza nel corpo docente, che si vede negare ciò che più ama: essere a servizio delle generazioni future. Viene spontanea una domanda: la scuola è dunque un’impresa, dove l’economia la fa da padrona, pertanto soggetta a tagli e ad investimenti di poco conto, oppure la Scuola ha come unico obiettivo il benessere dei discenti?
Il nostro unico scopo è il benessere dei nostri alunni e per questo siamo pronti a fare del nostro meglio: ci è richiesto di formarci costantemente e lo facciamo. Vogliamo arricchire o impoverire l’offerta formativa delle nostre scuole? Allora se ci teniamo al benessere dei nostri ragazzi, al futuro del Paese, è giusto che i maestri vengano affiancati anche da esperti che garantiscano ai nostri alunni maggiori competenze affinché possano riconoscere i loro talenti. Ciò non toglie nulla alla figura dell’insegnante ma arricchisce la conoscenza in un’ottica di condivisione e collaborazione, fulcro di ogni relazione educativa. Chiediamo dunque di offrire di più al luogo in cui sta il centro dell’umanità: i bambini.
Conosciamo la crisi che il nostro paese sta affrontando, non chiediamo l’impossibile, ma una riforma dove sia possibile la collaborazione e non l’individualismo. Chiediamo di guardare la scuola dal basso ovvero da dove ogni giorno si spendono energie per il bene comune. Desideriamo essere un esempio coerente per le generazioni future. Siamo pronti a metterci in gioco. Aiutateci a concretizzare le nostre speranze per aiutare i nostri studenti a essere buoni cittadini del futuro.
Aiutateci a realizzare una Scuola meno burocratica e più umana.