A volte può essere semplicemente il colore delle maglie da gioco a provocare una spaccatura tra tifosi e club. Lo scorso 30 luglio, il Venezia Fc, tornato in Serie A dopo 19 anni, ha presentato l’uniforme per le partite in casa. Apriti cielo. Nel giro di pochissimi minuti, le pagine social del club arancioneroverde sono state prese d’assalto da commenti di protesta e delusione. Il motivo? Una maglia quasi totalmente nera (e oro), che relega al minimo sindacale gli altri due colori sociali (l’arancio e il verde, appunto, rimasti sul colletto e sul bordo delle maniche, oltre che su una bandierina al centro del petto). Non è andata meglio sui pantaloncini, anzi: nessun accenno ai due colori sacrificati. Recuperati in parte, però, sui calzettoni.
Migliaia i commenti, in gran parte di sdegno (fatta salva l’indossatrice, comprensibilmente risparmiata), che poi sono diventati striscioni di protesta davanti alla sede societaria. Secondo i tifosi, non solo della curva, si tratta di una precisa scelta di marketing da parte del club, intenzionato a espandersi più oltreconfine che sul territorio. “Se non vi piace non compratela”. Questa, pochi giorni dopo, la risposta del presidente del Venezia, lo statunitense Duncan Niederauer, blindando la maglia disegnata dall’agenzia di New York Nowhere, in collaborazione con lo sponsor tecnico Kappa. Niederauer, ex ad della Borsa di New York, nega di voler offuscare la tradizione del club lagunare, ripresa, come si legge nel sito ufficiale, anche dai rimandi all’iconografia della Serenissima. In particolare, con le stelle dorate disposte a ‘V’ che richiamano la Basilica di San Marco. Proprio sul sito web, però, è nato un altro scontro con la tifoseria: la storia del club, rivista di recente, ometteva una quindicina d’anni dopo il 2000. Una mancanza non gradita dai tifosi, poi ovviata con l’aggiunta delle stagioni incriminate.
Dietro le polemiche, in realtà, si cela una pluridecennale questione identitaria mai davvero risolta nel capoluogo veneto. Nel 1987, infatti, si fusero il Venezia neroverde nato nel 1907 e il Mestre arancio nato nel 1929: nacque il VeneziaMestre arancioneroverde. I colori sono rimasti fino a oggi. Il nome no, tornato Venezia nel 1989. Ma la curva è rimasta fedele all’Unione. Una questione tormentata, con lotte intestine e veri e propri scontri in curva e in famiglia. Scazzottate e polemiche, sulle maglie oltre che sul nome, che hanno diviso il tifo a Venezia e Mestre per quasi 35 anni. Celebre l’episodio dell’estate 1999, durante la presentazione della maglia a Villa Condulmer, a Mogliano Veneto: lamentando un’iniqua ripartizione dei colori (l’arancio era nettamente evanescente rispetto a nero e verde), gli allora Ultras Unione riuscirono con le cattive a far cambiare la divisa da gioco, poi ridisegnata con tre bande verticali proporzionate.
In tutto ciò, a Venezia si pensa soprattutto alla prossima stagione, ormai alle porte. Dopo il ritiro a San Vito di Cadore, nel Bellunese, gli arancioneroverdi hanno ben impressionato nella tournée in Olanda: due vittorie e un pareggio contro Utrecht, Twente e Groningen, formazioni di Eredivisie avanti nella preparazione. Il 15 agosto il primo vero impegno, in Coppa Italia contro il Frosinone. Partita che si disputerà al Mazza di Ferrara, visto che il vecchio Pierluigi Penzo, storico stadio lagunare a Sant’Elena, dev’essere ristrutturato per la Serie A. Le prime tre di campionato, quindi, si giocheranno in trasferta: Napoli, Udine, Empoli. L’obiettivo è rientrare al Penzo alla quarta, il 19 settembre contro lo Spezia. Molte le conferme, dal duo dirigenziale venezianissimo Paolo Poggi–Mattia Collauto fino all’allenatore, Paolo Zanetti. Da capitan Modolo agli attaccanti Forte e Aramu. Con qualche innesto di valore: dal difensore Caldara, in prestito dal Milan, al centrocampista israeliano Peretz. Un Venezia a trazione nordica, che punta a sparigliare le carte e rivelarsi sorpresa della A.