La struttura commissariale guidata da Figliuolo ora punta a correre con le prime dosi per adolescenti e ragazzi, ma l'immunologa in un'intervista al Corriere della Sera ricorda l'importanza di immunizzare chi rischia una decorso grave della malattia. Lo dimostra la situazione della Sicilia, che ha il più alto tasso di posti letto occupati in area medica e "la percentuale più alta di over 60 non vaccinati"
La campagna vaccinale italiana vuole tagliare il traguardo del 70% di immunizzati a fine agosto e dell’immunità di gregge all’80% entro fine settembre. Sono i due obiettivi fissati dal generale Francesco Paolo Figliuolo. Come? Puntando a correre con le prime dosi per adolescenti e ragazzi: una platea da 2,7 milioni di persone, a cui aggiungere altri 2 milioni di 20enni. Ancora restano 4,42 milioni di italiani con più di 50 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose, ma raggiungerli e convincerli a vaccinarsi è complesso. Più facile puntare sui giovani. Eppure, come ha ricordato l’immunologa Antonella Viola in un’intervista al Corriere della Sera, non è la stessa cosa. È problematico che oltre il 78% dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni non abbia ancora fatto una dose? “No – ha risposto Viola – È più importante pescare uno per uno gli over 50 non ancora vaccinati”. Lo dimostra la situazione della Sicilia, che ha un tasso di occupazione dei posti letto in area medica al 14%: “Non a caso la Sicilia ha la percentuale più alta di over 60 non vaccinati”, sottolinea l’immunologa.
L’obiettivo di arrivare il prima possibile a vaccinare l’80% della popolazione è importante. Lo ricorda la stessa Viola, direttrice dell’Istituto di ricerca pediatrica di Padova: “Quando avremo l’80% della popolazione coperta, dovremo avere il coraggio di smettere di contare i positivi, abbandonare la mascherina e dire no alle quarantene. Con il virus, domato dalle vaccinazioni, dovremo conviverci”, ha spiegato. Arrivarci vaccinando solo giovani e giovanissimo, però, sarebbe un risultato parziale: dall’altra parte, infatti, resterebbe ancora irrisolto il problema di una quota importante di adesioni mancate nelle fasce di età più a rischio di sviluppare la malattia grave, quella appunto degli over 50.
Una “preoccupazione” sottolineata anche da Francesco Le Foche, immunologo clinico dell’Università Sapienza: “Oltre 4 milioni di ultra cinquantenni non vogliono aderire alla campagna. Sono persone di livelli culturali diversi, non solo no vax. Hanno paura e non sanno decidere. Sarebbe bello poterli prendere uno per uno e convincerli“, ha spiegato sempre al Corriere. “Sono certo che attraverso colloqui approfonditi con medici empatici alla fine cambierebbero idea. È davvero difficile motivare la contrarietà ai vaccini, che è trasversale”, ha aggiunto Le Foche.
I numeri del mese di luglio dimostrano come le azioni messe in campo finora dalla struttura commissariale guidata da Figliuolo abbiano portato a un risultato minimo. Il commissario aveva annunciato il coinvolgimento dei medici di base e chiesto alle Regioni una strategia mirata. Come aveva raccontato Il Tempo, però, alla richiesta di inviare entro metà luglio i dati sugli over 60 ancora in attesa della prima dose avevano risposto meno della metà dei governatori. I numeri parlano da soli: il report del governo di inizio luglio riferiva di 345mila 80enni ancora non vaccinati. L’ultimo rapporto del 7 agosto dice che sono ancora 298mila: in poco più di un mese sono stati raggiunti appena in 47mila. Il trend è simile anche nelle altre fasce di età a rischio: restano senza una dose 657mila 70enni e quasi un milione e mezzo di 60enni. In 36 giorni sono stati raggiunte appena 370mila persone tra i 60 e i 79 anni.