L'INTERVISTA - Il farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri: "Andava impostato tutto in altra maniera. Se avessimo deciso che quando c'era vaccinazione al 50% si facevano certe aperture, al 60% altre e così via, probabilmente avremmo avuto una maggiore adesione perché era nell'interesse di tutti migliorare le condizioni di tutti. Io trovo che quelli che hanno dei dubbi in fondo hanno anche delle giustificazioni. Perché le informazioni sono state scarse e modeste"
Quasi 34 milioni e mezzo di italiani vaccinati con due dosi, circa il 64% della popolazione. Un dato in cui sono compresi oltre un milione di ragazzi tra i 12-19 e oltre 2 milioni e 70mila giovani tra i 20-29 anni. Ma leggendo l’ultimo report del governo sui vaccini si scopre un buco di 4 milioni e 4mila cittadini over 50 che non hanno fatto neanche una iniezione: di questi 1.212.413 sono over 60. Una categoria, considerata certamente molto più rischio degli under 30, che però sfugge all’immunizzazione. Né i recalcitranti – impossibile pensare che sino tutti no vax – vengono cercati casa per casa così come era stato annunciato in particolare dal commissario all’Emergenza Francesco Figliuolo. “Un grossissimo problema” per il professor Silvio Garattini, farmacologo e presidente dell’Istituto Mario Negri, che ricorda come come “siano stati fatti molti errori” e che bisognava riaprire gradualmente legando l’allentamento delle restrizioni alla percentuale di vaccinati. E pure il Green pass risulta uno “strumento imperfetto” perché “è un errore equiparare la vaccinazione al tampone”.
Professore abbiamo ancora 4,4 milioni di over 50 senza neanche una dose, ma il governo insiste sui ragazzi.
Questo è certamente un grossissimo problema perché la gente che non ha capito i benefici della vaccinazione rispetto ai rischi che si corrono in caso di contagio da virus. Penso che sia necessario aumentare le conoscenze, cercare di spiegare, bisognerebbe legare, come si sta cercando di fare in modo un po’ imperfetto, le possibilità di vita sociale al fatto di essere vaccinati.
Lei è favorevole al Green pass quindi?
Sì, ma credo sia un errore equiparare la vaccinazione al tampone. Perché chi fa il tampone dopo due ore può essere contagiato.
Ci sono altri errori?
Io penso che siano stati fatti molti errori: sia perché siamo arrivati in ritardo ad avere i vaccini, e potevamo averli prima perché bastava prenotarli per tempo, e ancora oggi stiamo sbagliando perché ci affidiamo alle industrie che ce li inviano mentre avremmo dovuto produrre noi e avere una autonomia almeno europea. Per essere indipendenti. Molti dei 128mila morti che abbiamo avuto dipendono dal fatto che non abbiamo vaccinato per tempo come potevamo fare. La comunicazione è stata molto imperfetta: sono stati fatti molti annunci però spesso sono stati contraddittori. Abbiamo avuto di tutto e di più. Che si possa cambiare indirizzo è logico di fronte a qualcosa di nuovo, però ogni volta bisognerebbe spiegare perché altrimenti si crea sfiducia. Io trovo che quelli che hanno dei dubbi in fondo hanno anche delle giustificazioni. Perché le informazioni sono state scarse e modeste. Se vogliamo che si vaccinino bisogna che moltiplichiamo le informazioni, in questo senso il governo deve fare un programma serio.
Lei dice un programma serio, ma il progetto di andare casa per casa a prendere gli over 60 non c’è. Nelle ultime settimane a dare impulso alla campagna vaccinale sono stati soprattutto i giovani o giovanissimi.
Sono quelli che vogliono andare in vacanza, essere liberi, riprendere una vita normale però è preoccupante che ci siano questi over 50 che non si vogliono vaccinare: alcuni mi scrivono, cerco di rispondere. Quelli che hanno un atteggiamento pregiudiziale, e quelli non li convincerà mai nessuno, sono pochi. I no vax sono pochi. Gli altri sono recuperabili purché si faccia una lavoro di spiegazione e informazione adeguato.
E secondo lei è giusto puntare sui ragazzi che sono meno suscettibili alla malattia grave?
Però comunque non risolviamo il problema degli over 50. Chi non si vaccina non soltanto danneggia se stesso ma in qualche modo danneggia anche gli altri perché contagia altre persone. Ed esistono quelli che non possono essere vaccinati per le loro condizioni mediche ed esistono i vaccinati che sono ancora suscettibili alla malattia o sono immunodepressi. C’è un dovere di solidarietà nella vaccinazione, non solo di prevenzione. Il Green pass è una buona idea, se viene fatta rispettare, ma è stata fatta male perché si equipara in qualche modo il tampone alla vaccinazione, il che è un errore concettuale. Il tampone fotografa in quel momento la situazione, ma due ore dopo uno può essere contagiato. È un modo trovato dalla politica per cercare di estendere lo stato di normalità. Sui ragazzi si è visto che le miocarditi sono molto rare e non è stabilito ancora un nesso. Si è comunque visto il virus porta conseguenze cardiovascolari nei giovani. Dobbiamo vaccinare tutti, anche perché la scuola in presenza è importantissima.
Il professor Locatelli dice che sarà fondamentale vaccinare anche gli under 12. Cosa ne pensa?
Bisogna aspettare che ci siano i dati, sono in corsi gli studi di Pfizer e Moderna. E vedremo i risultati. Se saranno favorevoli sarà giusto vaccinare anche i più piccoli. Ma aspettiamo, è sempre bene che ci siano i dati della sperimentazione.
Cosa dovrebbero fare il governo e il commissario per portare al centro vaccinale gli indecisi?
Andava impostato tutto in altra maniera. Se avessimo deciso che quando c’era vaccinazione al 50% si facevano certe aperture, al 60% altre e così via, probabilmente avremmo avuto una maggiore adesione perché era nell’interesse di tutti migliorare le condizioni di tutti. Adesso diventa più difficile. Morti e ricoveri ci sono ancora, quindi chi non vuole vaccinarsi perché pensa che siano molti vaccinati si sbaglia. Abbiamo ancora più di 20 morti al giorno in media, la stragrande maggioranza non è vaccinata.
In Israele hanno già iniziato con la terza dose.
Non ci sono veramente molte prove per dire che la terza somministrazione faccia più delle altre due. Molto probabilmente dovremo di nuovo vaccinarci tutti, ma dobbiamo non sappiamo ancora quando. Questo aumenta comunque la necessità di essere produttori di vaccini. Non solo per averli ma anche per i costi. Un errore non avere un vaccino nostro.
Il progetto Reithera è stato “bloccato” dalla Corte dei conti.
Bisognerebbe arrivare alla licenze obbligatorie in modo da poter sviluppare vaccini indipendentemente. Per noi e per i paesi a basso reddito che sono purtroppo in cattive condizioni: non hanno dosi. In Africa meno dell’1% della popolazione è vaccinato, c’è ancora molto da fare.
Per uscire dalla pandemia bisogna vaccinare il mondo.
Sì. Vaccinare tutto il mondo: non è che possiamo sperare che se non vacciniamo il virus sparisca. Tante cose nuove possono arrivarci da fuori e alcune varianti possono essere meno sensibili ai vaccini. Non è un atto di beneficienza, ma di sano egoismo perché i problemi altrimenti non verranno risolti. Bisogna muoversi e in un anno si può fare, si possono produrre le dosi necessarie.
Speriamo che ce l’abbia ben presente il premier Draghi.
Sì lui ha fatto dichiarazioni, ma bisogna passare dalle parole ai fatti. Anche Biden aveva lanciato l’idea delle licenze obbligatorie, ma bisogna che qualcuno faccia invece di parlare.