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Il sottosegretario leghista al ministero dell’Economia Claudio Durigon,il 4 agosto, durante un evento elettorale per le amministrative a Latina, ha proposto di revocare l’intitolazione del parco cittadino a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino per dedicarlo ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce e direttore amministrativo del Popolo d’Italia. Sul palco di Latina, insieme a Durigon, c’era il leader della Lega Matteo Salvini, che non ha preso le distanze dalle sue parole.
L’uscita di Durigon è gravissima perché vellica i rigurgiti neofascisti in giro per l’Italia a costo di screditare due uomini che hanno dato la vita per combattere la mafia come Falcone e Borsellino. E, come fa notare il sindaco di Sant’Anna di Stazzema Maurizio Verona, rappresenta uno “sfregio” alle vittime degli eccidi nazifascisti. Secondo il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, Durigon “rivaluta il fascismo” e prende le distanze dalla Resistenza minando “il nostro sistema democratico”.
Durigon è uno degli esponenti più in vista della Lega. Eppure già a maggio, subito dopo la nomina a sottosegretario, si era reso protagonista di un altro scandalo, dichiarando – come documentato dalle telecamere di Fanpage – a proposito dell’inchiesta sui 49 milioni fatti sparire dalla Lega: “Quello che indaga, il generale, lo abbiamo messo noi”. Parole che si commentano da sole, specie se pronunciate dal numero due del ministero dell’Economia, da cui dipende la Guardia di Finanza. E che, sommate a quelle sul parco Falcone e Borsellino, rendono il sottosegretario totalmente incompatibile con l’incarico che dovrebbe ricoprire con “disciplina e onore”. Un autentico tradimento della Costituzione, nata sui valori dell’antifascismo, su cui Durigon ha giurato lo scorso 1 marzo. Per questo il leader del M5S Giuseppe Conte ha chiesto le sue dimissioni, definendo le parole di Durigon “aberranti” perché volte a cancellare “anni di lotta alla mafia per restaurare il ricordo del regime littorio”. Una posizione condivisa anche dal segretario del Pd Enrico Letta, secondo cui la frase di Durigon “è incompatibile con la sua permanenza nell’esecutivo”.
Gentile presidente Draghi, Durigon ha giurato nelle sue mani e quindi Le chiediamo di revocare immediatamente le deleghe da sottosegretario all’Economia.
Peter Gomez, Antonio Padellaro, Marco Travaglio