L'indagine - condotta dal procuratore di Potenza Francesco Curcio e dal sostituto Vincenzo Montemurro - nasce in seguito all'arresto dell'avvocato Raffaele Cristalli De Bonis, finito ai domiciliari a ottobre 2019 con le accuse di corruzione e traffico d'influenze illecite: il fascicolo ha raggiunto una cinquantina di capi d'accusa. I reati contestati a vario titolo vanno dalla concussione all’abuso d’ufficio, passando per l’associazione a delinquere e lo scambio elettorale politico-mafioso
Ci sono una quindicina di nomi eccellenti della politica locale tra gli indagati dalla procura di Potenza nell’inchiesta – aperta nel 2019 – su presunte collusioni illecite fra pubbliche amministrazioni, professionisti e imprenditori in Basilicata. Ad anticiparlo è l’edizione regionale del Quotidiano del Sud. Due sono assessori della giunta di centrodestra guidata da Vito Bardi: i forzisti Franco Cupparo (delega alle Attività produttive) e Rocco Leone (Sanità), entrambi eletti consiglieri regionali nel 2019. Sono indagati anche l’ex governatore Marcello Pittella e il suo ex segretario Biagio Di Lascio, il senatore potentino del Pd Salvatore Margiotta (già sottosegretario alle Infrastrutture nel governo Conte II), il segretario particolare di Bardi Mario Araneo e il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale Francesco Piro. E ancora due direttori generali della Sanità regionale (quello del dipartimento Salute della Regione, Ernesto Esposito, e quello dell’azienda ospedaliera San Carlo, Giuseppe Spera) e quattro sindaci di comuni lucani: Maria Di Lascio (Lagonegro), Daniele Stoppelli (Maratea), Anna Scalise (Ruoti) e Franco Fiore (San Severino Lucano).
L’indagine – condotta dal procuratore di Potenza Francesco Curcio e dal sostituto Vincenzo Montemurro – nasce in seguito all’arresto dell’avvocato Raffaele Cristalli De Bonis, finito ai domiciliari a ottobre 2019 con le accuse di corruzione e traffico d’influenze illecite insieme a Biagio Di Lascio e al finanziere Paolo D’Apolito. Secondo l’accusa il militare, in servizio all’intelligence, veniva pagato dal legale (vicino a Pittella) per avere informazioni riservate sulla vita privata del presidente della Regione Vito Bardi. Già all’epoca, però, il procuratore Curcio aveva chiarito che quanto venuto alla luce era solo un “primo e iniziale filone” di una più vasta inchiesta sul “sistema” di tangenti, scambi di favori e influenze illecite che secondo i magistrati ruotava attorno allo studio di De Bonis a Potenza: il fascicolo ha raggiunto una cinquantina di capi d’accusa, per alcune delle quali i magistrati hanno chiesto in questi giorni la proroga delle indagini preliminari. I reati contestati a vario titolo vanno dalla concussione all’abuso d’ufficio, passando per l’associazione a delinquere e lo scambio elettorale politico-mafioso. Quest’ultima accusa è a carico del capogruppo in Regione Piro, della sindaca di Lagonegro Maria Di Lascio e di Biagio Riccio, un macellaio già condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione per gli attentati con finalità estorsive messi a segno, tra il 2013 e il 2014, ai danni di alcune ditte al lavoro sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria.
L’assessore alla Sanità Leone è indagato per concussione, induzione indebita, abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio: le ultime due accuse riguardano la nomina di Giuseppe Spera a direttore generale dell’ospedale San Carlo, dopo che il suo predecessore Massimo Barresi è decaduto per effetto di una sentenza del Tar non impugnata dalla Regione. L’assessore alle Attività produttive Cupparo, invece, è accusato di turbativa d’asta (insieme a Piro) e concussione. Il segretario del governatore Bardi, Araneo, risulta indagato per due distinte associazioni a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, una delle quali in concorso con Pittella e il suo segretario Di Lascio. Ancora, tra le contestazioni risalta quella di concorso in corruzione e turbativa d’asta tra l’assessore Leone, il senatore Margiotta, la sindaca di Lagonegro Di Lascio (in quel momento non ancora eletta), il capogruppo Piro (anche lui di Lagonegro) un funzionario comunale della cittadina e un paio di costruttori della zona. “Ho totale fiducia nella magistratura, da uomo delle istituzioni. Nella mia vita non ho mai perseguito l’utile personale“, comunica Leone in una nota. Chi mi conosce sa bene che intendo, da sempre, la mia attività lavorativa come una missione e non come un’attività da cui trarre un vantaggio economico. Spero di poter essere ascoltato quanto prima dal pubblico ministero”.
“Da uomo delle istituzioni ho piena fiducia nelle indagini della magistratura e al contempo sono sicuro che le persone coinvolte nell’indagine sapranno dimostrare nelle sedi opportune la propria estraneità alle ipotesi di reato”, fa sapere invece il governatore lucano Bardi. “In riferimento al coinvolgimento del sig. Mario Araneo, tengo a precisare che si tratta di una persona che ha un contratto di collaborazione esterna di segreteria. Sarà mia cura fare le opportune valutazioni dopo un approfondito confronto, nel frattempo attiverò le procedure interne. La mia vita è sempre stata all’insegna della legalità e del rispetto delle regole. Mi auguro pertanto che su questa vicenda venga fatta luce nel minor tempo possibile. I lucani meritano chiarezza e trasparenza“. Il senatore Margiotta fa sapere “di non avere ricevuto alcun avviso di garanzia, né alcun atto del procedimento, neanche l’avviso di proroga delle indagini. Mi è difficile comprendere, finanche in astratto – ha aggiunto – quale comportamento possa essermi contestato, a tacere poi del fatto che con molti dei nomi che leggo non ho avuto mai alcun contatto. Sono assolutamente fiducioso che in breve tempo sarà accertata la mia assoluta estraneità”.