di Jakub Stanislaw Golebiewski

Caro presidente Draghi,

partiamo da un assioma: l’Italia non è un Paese per separati e divorziati e se si è genitori, si è immediatamente cittadini di serie B.

Le cose non andavano bene prima e con la pandemia sono sicuramente peggiorate. Oggi la politica è concentrata sulle parole di Renzi nei confronti del reddito di cittadinanza, sul green pass e su un virus che uccide meno della disperazione e della povertà.

Andiamo per ordine. In Italia sono in costante aumento i cosiddetti nuovi poveri, e, dati Caritas alla mano, quasi 1 su 2 (il 46%) è rappresentato da un padre separato non collocatario, cioè i cui figli, a seguito della separazione, vivono con la madre. I padri separati e divorziati in Italia sono circa 4 milioni e di questi 800.000 vivono sulla soglia di povertà. Il 66%, circa mezzo milione, non riesce neanche a sostenere le spese per i beni di prima necessità, non potendo neanche provvedere alle piccole spese quando si trovano in compagnia dei figli (gelati, giostre, cinema, cane, libri…). È impossibile sopravvivere in grandi città come Roma, Milano, Napoli, Torino.

Sul fronte delle madri separate la situazione è altrettanto grave come testimoniano i dati Istat: i separati legalmente in Italia sono 1 milione 400 mila, quasi triplicati in 20 anni. I separati che vivono con figli minori sono quasi 387 mila, 300 mila donne (77%) e 87 mila uomini. Il tasso di occupazione femminile tra le separate raggiunge il 59,2% e tra i separati l’82%. Solo il 20% delle donne riceve per sé l’assegno di mantenimento dell’ex partner.

Numeri che spaventano e richiedono sicuramente riflessioni importanti, soprattutto da parte del sistema degli affidi per il quale l’obiettivo è sempre la tutela dei minori, orientamento giusto e insindacabile tutelato dagli articoli 30, 33, 34 e 37 della Costituzione, ma sarebbe anche auspicabile tenere nel giusto conto la vita dei genitori, con assegni di mantenimento proporzionati alle reali esigenze di vita e l’applicazione di un welfare attivo degno di questo paese.

Caro Presidente Draghi, è necessario un cambiamento culturale, di cui l’Italia tutta ha un gran bisogno, capace di incoraggiare la modalità proattiva nel progettare la propria vita pur tra le difficoltà e che metta enfasi sulla responsabilità individuale nell’uscita dalla condizione di bisogno e nella ricerca di un’occupazione. L’occupazione rimane l’ago della bilancia di questo cambiamento: creare nuovi posti di lavoro in un paese, tra gli ultimi in Europa per disoccupazione femminile, da noi attestata oltre il 51%, permetterebbe di ristabilire un maggiore equilibrio sociale tra le parti.

Il lavoro è fondamentale per la vita di un genitore, ma nonostante lo Stato italiano sia una Repubblica democratica fondata sul lavoro,non garantisce a tutti di lavorare. In realtà, il lavoro potrebbe anche esserci, ma sono i requisiti a rappresentare l’ostacolo principale, che nella maggior parte dei casi sono l’età e l’esperienza.

Quindi a Lei anche l’onere di una necessaria riconfigurazione nella direzione dello sviluppo della responsabilità dei cittadini e del loro “empowerment”, ossia della loro capacità di fronteggiare le situazioni, agire con consapevolezza ed efficacia accrescendo le proprie conoscenze e le competenze personali, facendo leva sulle proprie risorse, puntando sul lavoro e sulla formazione.

Per la genitorialità il vero nodo da sbrogliare è la mancanza di un sistema di welfare che permetta alle donne di dedicare alla loro carriera le stesse energie dei loro colleghi uomini, superando la scelta tra famiglia o lavoro. Infatti, la disparità tra le donne occupate e gli uomini occupati va ben oltre la pandemia, e di questo siamo tutti consapevoli con un impatto non indifferente sugli effetti delle separazioni di cui sopra, a cui non si può applicare il principio dell’“uno vale uno”.

E’ nel modello di vita della coppia, adottato nel periodo precedente alla separazione, che va ricercata la causa della diffusa povertà: se per decisione della coppia stessa l’uomo fa carriera e la donna lavora part time, sarà lei a trovarsi in maggiore difficoltà nel momento in cui il matrimonio finisce e non saranno più sufficienti gli 800 euro mensili che il Governo ha stanziato quest’anno per i genitori separati e divorziati a copertura dell’assegno di mantenimento da versare ai propri figli.

Stando al noto proverbio “il lavoro nobilita l’uomo”, oltre il 10% della popolazione italiana sarebbe senza dignità. Fortunatamente la dignità di un genitore non si vede dal lavoro, ma da quello che riesce a fare nella vita, dagli obiettivi che si prefigge e quelli che riesce a raggiungere per se stesso e per i propri figli e Lei, caro Presidente Draghi, su questo ha enormi responsabilità.

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