Chijindu Ujah, il velocista britannico che ha vinto la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Tokyo nella staffetta 4×100 metri dietro all’Italia, è stato sospeso dopo essere risultato positivo a un test anti-doping. Lo riporta il Guardian, citando l’Athletics Integrity Unit, associazione indipendente dalla federazione internazionale che si occupa di combattere il doping nell’atletica. Il 27enne è ora sotto indagine per possibile violazione anti-doping: se la sua positività dovesse essere confermata, c’è il rischio per la Gran Bretagna di vedere cancellato l’argento conquistato a Tokyo, dopo essere arrivati appena un centesimo dietro all’Italia. “L’Athletics Integrity Unit attende ora la conclusione del procedimento – si legge in una nota – che determinerà se sono state commesse violazioni delle regole anti-doping e quali conseguenze dovrebbero essere imposte in relazione ai Giochi Olimpici”.

Ujah, spiega sempre il Guardian, è uno dei quattro atleti risultati positivi a una sostanza vietata durante le Olimpiadi di Tokyo. Gli altri sono il mezzofondista del Bahrain Sadik Mikhou, il lanciatore del peso georgiano Benik Abramyan e il velocista keniano Mark Otieno Odhiambo. In particolare, il primo frazionista della staffetta britannica composta anche da Zharnel Hughes, Richard Kilty e Nethaneel Mitchell-Blake, è risultato positivo al S23 (una SARM, ovvero una molecola che interagisce con i recettori tessutali degli ormoni androgeni inducendo lo sviluppo della muscolatura, e all’Ostarina, un’altra SARM che non è uno steroide ma un agente anabolizzante.

L’International Testing Agency (ITA) ha dichiarato in una nota che “la divisione anti-doping della Corte Arbitrale dello Sport (Cas) esaminerà la questione dell’accertamento di una violazione del regolamento anti-doping” e quindi la possibile “squalifica della 4×100 maschile britannica”. Se la positività di Ujah venisse quindi confermata e la staffetta britannica squalificata, l’argento andrebbe al Canada e il bronzo alla Cina.

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