Un intervento legislativo sul tema del fine vita è “urgente”, ma l’attesa “non può esimere” dall’applicare la sentenza della Consulta e dal permettere il suicidio assistito. A dirlo, in una lettera indirizzata a la Stampa, è stato lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza che è intervenuto per rispondere all’appello di un tetraplegico immobile su un letto da 10 anni che chiedeva di “morire con dignità”.

“Il Fine vita”, ha detto il ministro, “è naturalmente uno di quegli argomenti su cui si confronta un pluralismo insuperabile di punti di vista etici, culturali, teorici, religiosi, che in un ordinamento democratico come il nostro non può che trovare la sua espressione politica anzitutto nel Parlamento. Sono personalmente convinto da tempo della necessità e dell’urgenza di un intervento legislativo in materia“. Il ministro ha quindi riportato le parole della sentenza n. 242 del 2019 della Corte Costituzionale che ha reso non punibile chi ‘agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi’. La quale Corte, ha ricordato il ministro, “ha stabilito che una persona, qualora ricorrano i requisiti che il comitato etico competente deve verificare, ha il diritto di chiedere a una struttura pubblica del servizio sanitario l’assistenza al suicidio medicalmente assistito”. Ovvero, le Asl. Speranza ha sottolineato che “l’attesa e l’auspicio di una legge non possono perciò esimere tutti, quali che siano le diverse legittime posizioni su un tema così delicato, dal prendere atto che la sentenza della Consulta non può essere ignorata“. Il ministro Speranza ha aggiunto che “è un tema che riguarda le aziende sanitarie e ospedaliere locali, le Regioni, titolari della responsabilità della loro gestione e organizzazione, e il governo, chiamato a garantire l’uniformità della garanzia di diritti costituzionali su tutto il territorio nazionale. E’ sulla base di questa convinzione che il ministero della Salute ha avviato già nei mesi scorsi un confronto con le Regioni che ha l’obiettivo di superare i problemi che rischiano di ostacolare l’attuazione della sentenza della Consulta o di produrre una sua applicazione non omogenea nei diversi territori”. Speranza ha concluso ricordando che alla Camera è iniziata la discussione sul testo base per una legge sull’eutanasia.

I tempi però sono stretti e in attesa che dalla politica arrivino segnali concreti, chi si sta mobilitando è la società civile con la raccolta firme per un referendum. Da oggi è anche possibile firmare online sulla piattaforma promossa dall’associazione Coscioni.

La situazione in Italia: quando è possibile chiedere il suicidio assistito – Attualmente in Italia l’eutanasia, intesa come intervento medico che prevede la somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne fa richiesta e soddisfa determinati requisiti, costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, in Italia è invece possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Le condizioni richieste sono quattro: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale.

Il ruolo del comitato etico territorialmente competente – Inoltre, i giudici costituzionali hanno ritenuto che la verifica delle condizioni che rendono legittimo l’aiuto al suicidio e delle relative modalità di esecuzione debba restare affidata, in attesa dell’intervento legislativo, a strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale. Ciò in linea con quanto già stabilito in precedenti pronunce, relative a situazioni analoghe. La verifica dovrà essere effettuata previo parere del comitato etico territorialmente competente, organo consultivo per i problemi etici che emergono nella pratica sanitaria, in particolare a fini di tutela di soggetti vulnerabili.

La legge sulle Dat – Due volte in Parlamento è iniziato il dibattito sull’eutanasia, nel 2016 e nel 2019, anche sotto la spinta della Corte Costituzionale, ma in entrambi i casi non si è andati oltre la discussione. L’unica legge approvata è quella sulle Disposizioni Anticipate di Trattamento (Dat), entrata in vigore il 31 gennaio 2018. Con le Dat è possibile indicare al medico il trattamento sanitario che si desidera ricevere per il momento futuro in cui si potrebbe essere incapaci di intendere e volere.

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