Ora Giuseppe Conte è presidente del Movimento 5 Stelle. Auguri: una bella gatta da pelare. Intanto cerchiamo di capire che cosa trova, perché non è neppure facile descrivere lo stato attuale del MoVimento. Abbiamo due strade per cercare di capire, quella della organizzazione e quella del potere. I drammi e/o le commedie che si manifestano e che si manifesteranno nei due comparti saranno del tutto indipendenti fra di loro.
1. Obbligatorio iniziare dalla prima. Che porta subito a cercare di definire la “mission” per cui è venuto al mondo il M5s, che non coincide più con quella (“apriscatole di tonno”) affibbiata a questa straordinaria iniziativa da Beppe Grillo e da Gianroberto Casaleggio. Oggi il M5s è cambiato. La funzione originale di “apriscatole” del Parlamento è stata assolta, direi anche alla grande. Già da tempo infatti il MoVimento è diventato strumento di governo, con una sua politica e con un successo che le apparenze nascondono; fatalmente la sua mission ora cambia. Qui è il momento della “seconda creazione” e bene ha detto Giuseppe Conte: dobbiamo perseguire e costruire una politica nobile. Aggiungerei anche una politica nobile e sorridente. Non sembrerebbe, ma sarebbe una novità colossale. Credo che Giuseppe Conte punti proprio a questo, e penso anche che sia l’unico politico capace di farlo.
2. Stabilita la nuova mission occorre un programma politico che sia capace di dare corpo al progetto e capace altresì di attirare voti qualificati e rispettosi della mission stessa. E qui cominciano i rischi per il nuovo M5s. Perché le direzioni operative su cui puntare le attività del MoVimento sono ovviamente tantissime. Occorre fare scelte di priorità temporali, badando a pianificare (in grande silenzio) le azioni successive a quelle del primo e del secondo anno di revamping.
Il primo argomento in assoluto è la “riorganizzazione“, che in realtà sarebbe una vera e propria prima organizzazione. Perfino delle bande improvvisate e mosse dal solo entusiasmo come quelle di Garibaldi si erano date una struttura “manageriale” adatta. In questo caso la prima organizzazione deve puntare alla creazione di riferimenti visibili e concreti sul territorio: checché si dica, oggi il potere si amministra sul territorio, dove si crea la vera affidabilità delle compagini politiche capaci di creare ampliamenti di consensi stabili. Occorre creare sedi, sindaci, assessori e consiglieri regionali e comunali, sono loro che parlano con la gente, e la gente ha bisogno di vedere e di sentire concretamente dove sta e che cosa dice il nuovo M5s. A mio modesto avviso, è proprio questa l’operazione più delicata e difficile, è quella che – sola – salda il nuovo M5s al Paese.
Il secondo argomento-principe è la “scuola” politica, da non intendersi – assolutamente – come centro di consolidamento e diffusione di basi ideologiche (che nel M5s proprio non esistono). Scopo della “scuola M5s” è duplice: formare funzionari e attivisti nella tecnica del contatto con la gente e studiare organicamente la domanda di politica che viene dal Paese.
3. Viene così il momento di tratteggiare le aree di interesse politico del programma politico M5s. Cioè la cornice del programma politico. E qui bisogna stare molto attenti, ma sono certo che Giuseppe Conte quella cornice ce l’ha già chiara in testa. Le scelte disponibili sono enne, infinite, di primo livello e di secondo livello. Si rischia di affastellare troppe cose, meglio scegliere chiaramente pochi temi ma darci dentro comm’il faut…
Azzarderei alcune ipotesi personali: equità (che comprende la Scuola e la Giustizia), welfare (che comprende la sanità pubblica), economia (in cui occorre rivedere a fondo il rapporto col mondo economico su basi collaborative, civili, sociali reciproche). Già un programma operativo di questo calibro potrebbe occupare a dir poco un paio di anni di attività politica e governativa. Sui temi di secondo livello occorre predisporre un pre-piano politico da consolidare – come conoscenza operativa – nel terzo anno di attività politica.
4. La chiave di volta per organizzare una buona probabilità di successo politico nella attuazione dei piani è una accurata segmentazione – piano per piano – delle ricerche sociologiche. Sbagliare la segmentazione significa mandare a ramengo molte delle probabilità di successo dell’iniziativa. È il momento di rinnovo più delicato, occorrono persone preparate sotto l’aspetto sociologico e sensibili alle espressioni dei sentimenti della gente, ma ben suddivise per categoria sociale, per stile di vita… l’elenco non è purtroppo breve.
È evidente che non è questa la sede per disquisire operativamente su questo tema: ho cercato – alla luce della mia purtroppo lunga esperienza di conduzione strategica delle imprese – di immaginare un percorso logico e di trasmetterlo per quanto molto superficiale e generico, ma la strada è questa, aggirarla significa soltanto “inventare” e, magari, ceffare le previsioni. E questo, professor Giuseppe Conte, deve evitarlo come la peste.