Una vicenda locale di malgoverno e malaffare di dimensioni spettacolari fatica a spostarsi dalla cronaca locale a quella nazionale. Forse perché finisce per chiamare in causa l’attuale presidente della Regione Piemonte quando, dieci anni fa, era assessore all’Istruzione della giunta Cota e decise di avvalersi per l’edilizia scolastica della collaborazione di un architetto, Cinzia Gotta, sindaco di un comune della sua zona elettorale, il cuneese, lato Alba e Bra.
Ruoterebbe intorno a lei – nella triplice funzione di incaricata dalla Regione, architetto con studio in Bra e sindaco di comune della zona – la vicenda di cui già molto si sa, ma della quale si fatica a mettere in fila connessioni e combinazioni, forse per paura delle conclusioni, così ci provo io.
Il 29 giugno scorso la Guardia di Finanza di Asti, conclusa una complessa indagine – denominata “Operazione Feudo” per come il sindaco Renato Maiolo aveva gestito il comune di Santo Stefano Roero (CN) dal 2004 al 2019 – ha proceduto all’arresto dello stesso e di altre tre persone: il segretario comunale, la sua compagna Anna Maria Di Napoli, che ricopre l’incarico anche in altri comuni della zona; il geometra Giovanni Careglio e l’architetto Cinzia Gotta.
Sono accusati di aver concorso, con modalità e ruoli diversi, al buco di 1,3 milioni nel bilancio del Comune oltre che di reati minori collegati a una gestione “feudale” delle cariche e degli incarichi: ingenti fondi pubblici regionali ed europei (15 milioni negli ultimi 15 anni) convogliati su opere a volte inutili, come un’area camper finanziata dalla Regione e priva della strada d’accesso; oppure fallimentari, come il recupero e ampliamento della scuola materna, ora sotto sequestro.
Come sempre accade, una volta scoperchiate le pentole, le malefatte emergono quasi da sole. In questo caso portando alla luce un sistema di portata ben più vasta, sia per i soggetti coinvolti che per lo scempio delle regole minime di conservazione e tutela di aree famose in tutto il mondo, patrimonio Unesco per i paesaggi vitivinicoli, come racconta ComuneRoero, associazione ambientalista del territorio.
L’architetto Cinzia Gotta, già sindaco di Baldissero d’Alba dal 2004 al 2014 quando nominò Vittorio Sgarbi assessore alla Rivoluzione, poi candidata alle regionali e alle comunali di Alba per Forza Italia, perfino alle politiche del 2013 e recentemente candidata anche a Bra, siede in parecchie commissioni di enti pubblici della provincia di Cuneo, sempre con incarichi connessi alle competenze in ambito edilizio, paesaggistico, architettonico. La sua carriera comincia nel 2010 con l’elezione a presidente della Regione Piemonte di Roberto Cota della Lega, ora Fi. Assessore all’Istruzione viene nominato Alberto Cirio, Fi, prima Lega. Gotta ottiene un incarico triennale (2011-14) da 90mila euro da FinPiemonte – la finanziaria della Regione – come esperta di edilizia scolastica. Sui comuni della sua zona cominciano a piovere finanziamenti a go-go per il rifacimento e la costruzione di scuole, anche dove credo proprio non ce ne sarebbe stato bisogno.
Racconta l’inchiesta che il Comune partecipava al bando regionale con uno studio di fattibilità redatto per pochi soldi da un professionista, l’istruttoria regionale lo piazzava ai primi posti; una volta ottenuta la garanzia del finanziamento, il Comune predisponeva gli incarichi per la progettazione e la direzione dei lavori dell’opera che veniva costruita e inaugurata – che servisse o meno – con grande tripudio dei cittadini estasiati dal dinamismo dei sindaci. In almeno un caso, quando l’incarico era manifestamente in contrasto col suo ruolo in Regione, avrebbe fatto figurare il suo socio di studio, salvo poi attribuirsi l’opera nel curriculum.
Qualcuno aveva provato a denunciare questa mostruosa macchina di distruzione del territorio e di devastazione delle casse dei comuni con opere inutili cofinanziate dalla Regione. Due consiglieri comunali di Vezza d’Alba, Enrico Grasso e Gian Piero Costa, a fine 2016 presentano un esposto alla Procura di Asti e alla Corte dei Conti della Regione Piemonte in cui ripercorrono, con supporto di documenti, l’iter che ha portato sindaco e consiglio comunale, nel 2011, a sbarazzarsi della “vecchia scuola” del paese, da poco ristrutturata e perfettamente funzionale, per costruirne una nuova finanziata dai fondi per l’edilizia scolastica della Regione Piemonte.
L’esposto ripercorre l’iter amministrativo che avrebbe accompagnato il sindaco del comune, Carla Bonino, a dichiarare il bisogno fittizio di una scuola nuova – appoggiata dalla maggioranza del consiglio comunale del paese -, le modifiche al regolamento comunale delle soglie per poter incaricare l’architetto voluto senza gara, la lievitazione dei costi di progettazione e costruzione, e via così. Non se ne conosce l’esito.
Mentre le scuole di Santo Stefano Roero sono sotto sequestro per possibili problemi edilizi collegati alla loro costruzione, i presunti responsabili del disastro e del dissesto del comune, l’ex sindaco Maiolo e la progettista direttore dei lavori Gotta, se ne stanno ai domiciliari. Anche in Regione sembrano starsene tutti tranquilli, a cominciare dall’allora assessore Alberto Cirio, sponsor politico di Gotta, ora Presidente della Regione Piemonte, per arrivare fino ai consiglieri regionali di opposizione che non battono ciglio e non reputano la vicenda degna neanche di un’interrogazione.