Il provvedimento che limita l’accesso di stranieri alle società di comunicazione ora deve passare in Senato. Commissione Ue: "Segnale negativo". Preoccupazione anche dagli Stati Uniti: "Condividere gli stessi valori è la nostra garanzia di sicurezza"
Non solo la legge che limita, fino quasi a bloccare, la possibilità di rivendicare i beni confiscati durante la Seconda guerra mondiale e negli anni successivi durante il comunismo. La Polonia, nella giornata di mercoledì 11 agosto, ha dato il via libera, per ora solo alla Camera, a un altro provvedimento controverso: la legge sui media. Il provvedimento, approvato dopo un lungo e acceso dibattito che addirittura aveva fatto pensare a un rinvio a settembre, di fatto mina la libertà dell’informazione indipendente in Polonia, limitando l’accesso di stranieri alle società di comunicazione.
La norma prevede che i media polacchi siano controllati da proprietari europei e costringe quindi il gruppo statunitense Discovery a vendere la sua quota di maggioranza nella rete televisiva privata TVN, il cui canale di notizie TVN24 è molto critico nei confronti del governo. Il provvedimento, definito dall’opposizione “lex anti Tvn”, prevede che entro pochi mesi gli investitori americani del canale diventino solo soci minoritari. Approvato con 228 voti favorevoli e 216 contrari, la legge passa ora al Senato dove l’opposizione ha una lieve maggioranza e ha annunciato battaglia.
Per protestare contro la norma, ieri migliaia di persone sono scese nelle piazze di tutta la Polonia, invadendo quasi 100 città. Ma non solo. Anche l’Unione europea si è detta preoccupata per la nuova norma. “Il voto di ieri sera sulla legge sui media in Polonia è molto preoccupante. Se la legge entrerà in vigore minaccerà seriamente la televisione indipendente nel Paese. Non ci può essere libertà senza media liberi”, ha scritto su Twitter il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli. Mentre la vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova, ha parlato di mancato pluralismo dei media e diversità di opinioni, che sono “ciò che le democrazie forti accolgono con favore, non contro cui combattono”. “La legge sui media della Polonia manda un segnale negativo – ha scritto su Twitter – Abbiamo bisogno di un’azione sulla libertà dei media in tutta l’Ue per rafforzare la libertà dei media e appoggiare lo stato di diritto”. Anche Paolo Gentiloni, commissario Europeo all’Economia, ha parlato di una “storia da seguire da vicino”, sottolineando che in Europa “la democrazia è libertà”. E gli stessi Stati Uniti, già in allerta per la legge sui beni confiscati, si sono detti preoccupati “per il disegno di legge che indebolisce fortemente la libertà dei media”. “Condividere gli stessi valori è la nostra garanzia di sicurezza”, ha scritto su Twitter il segretario di Stato Antony Blinken.
Secondo il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, però, il provvedimento non è anti-democratico, né lesivo di uno specifico canale: “Non abbiamo alcuna intenzione legata a uno specifico canale televisivo. Si tratta solo di inasprire i regolamenti in modo che non ci sia una situazione in cui le aziende al di fuori dell’Unione europea acquistino liberamente i media in Polonia”. Il premier ha poi risposto anche alle critiche del segretario statunitense, Blinken, accusandolo di non aver compreso la misura e invitandolo ad approfondirla.
L’accesa discussione sulla norma, intanto, ieri ha spaccato anche il governo Polacco. Morawiecki ha infatti silurato il suo vice e ministro dello sviluppo Jaroslaw Gowin che a sua volta ha annunciato che il suo partito Alleanza uscirà dall’esecutivo.