Nel 2030 “non saremo ancora dominati dalle cose o dalle nuove forme di intelligenza artificiale”. Non ancora. Quando parlo di dominio delle intelligenze artificiali non mi riferisco a macchine “senzienti”, robot come quelli visti in qualche film di fantascienza che prendono il sopravvento sugli essere umani e attraverso un controllo cruento e sanguinoso esercitano un dominio su di noi ma mi riferisco a qualcosa di più subdolo e nascosto. Parlo di un dominio della tecnica sulle caratteristiche più umane che caratterizzano la nostra specie terrestre.

Piero Bevilacqua in Elogio della radicalità scrive “La scienza economica è degradata in tecnica. E la tecnica non pensa. Tutta l’intelligenza della tecnica, infatti, la sua incontenibile potenza, il suo successo, risiedono nella capacità di replicare i propri meccanismi costitutivi, di rimanere identica a se stessa nella sua operatività. La sua essenza, la sua anima operosa si esprime nel perseguimento dell’identico, nella replicazione senza scarti, sempre uguale e potenzialmente infinita, di un dispositivo.

Con un pensiero economico ridotto a tecnica, negli ultimi 30 anni, tramite un meccanismo universalmente applicabile e indefinitamente replicabile, si è preteso di governare il mondo intero.” È facile che con l’enfasi verso una intelligenza artificiale che ci accudisce, ci risolve i problemi, è più precisa di noi (falso! Perché questo vale solo per specifiche nicchie operative e in contesti ipercontrollati e con un set di addestramento non discriminante) si rischia di subire il fascino del modello della società digitale e tecnologica parcheggiando il nostro cervello in una comfort zone dando all’innovazione, la tecnologia e l’intelligenza artificiale caratteristiche salvifiche che non posseggono.

Analizziamo ad esempio alcuni aspetti del libro bianco europeo sull’intelligenza artificiale del febbraio 2020. Emerge che il vero buco nero dell’Ia riguarda la trasparenza e i temi scottanti della tracciabilità e della sorveglianza umana. È lì che gli stati europei hanno legislazione assente principalmente per il settore economico privato.

“Coloro che si occupano di sviluppare e applicare l’Ia sono già soggetti alla legislazione europea in materia di diritti fondamentali (ad esempio per quanto riguarda la protezione dei dati, la privacy, la non discriminazione) e di protezione dei consumatori e alle norme in materia di responsabilità e di sicurezza dei prodotti. I consumatori si attendono lo stesso livello di sicurezza e di rispetto dei loro diritti, indipendentemente dal fatto che un prodotto o un sistema si basi sull’Ia. Tuttavia determinate caratteristiche specifiche dell’Ia (ad esempio l’opacità) possono rendere più difficile l’applicazione e il rispetto di tale legislazione.”

“Per questo motivo è necessario esaminare se la legislazione attuale sia in grado di affrontare i rischi connessi all’Ia” Il Movimento 5 stelle con il nuovo statuto ha scelto l’innovazione tecnologica come una nuova stella che illumina il percorso del futuro del M5s scegliendo non solo la strada “del progresso scientifico e dell’innovazione tecnologica che ci assicura condizioni di vita più sicure, confortevoli e sostenibili” ma soprattutto prende posizione rispetto ad una “ricerca scientifica democratica riproducibile ovunque e da chiunque” che sicuramente deve aprire anche un dibattito sul tema delle proprietà intellettuali, sull’accesso aperto ai dati scientifici che il movimento internazionale dell’Open science rivendica da tempo chiedendo l’approvazione di una legge del M5S ferma al Senato.

Ma ciò che è veramente importante è che il M5S con la nuova organizzazione inaugura un comitato per la formazione e l’aggiornamento che è anche lo spazio giusto per aprire sane dialettiche politiche promuovendo una reale conoscenza dei problemi. È chiaro che l’Intelligenza artificiale, la società tecnologica e digitale, i suoi risvolti etici e la sua potenzialità sono temi che una forza politica moderna deve affrontare per garantire al paese delle norme giuste che tutelano i cittadini e oggi il M5s ha strumenti e luoghi di confronto in cui questo può avvenire.

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