È unanime il cordoglio per la morte di Gino Strada, il medico fondatore dell’ong Emergency che ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli altri scomparso oggi 13 agosto a 73 anni. Tra i tantissimi messaggi d’addio sui social, spiccano quelli di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo, come Fabio Fazio: “Nel suo cuore c’era tutto il bene del mondo. Tutto il bene del mondo…”, ha scritto in un tweet. Alle sue parole si sono aggiunte quelle pubblicate dall’account ufficiale di Che Tempo Che Fa: “‘Chi salva una vita salva il mondo intero’ è quello che Gino Strada ha fatto e ci ha ricordato ogni giorno con Emergency. Grazie di tutto Gino”, si legge sul profilo della trasmissione di Rai 3. “Un tenero grazie per tutta la me**a che ti sei preso su migranti e sui conflitti, accuse cui opponevi la pazienza di non lasciarti sommergere né manipolare. Hai seguito la tua idea di giustizia e non hai rinunciato alla rabbia della battaglia. Addio Gino Strada, anima combattente”, ha twittato invece lo scrittore Roberto Saviano. E ancora, il giornalista del Fatto Quotidiano Gad Lerner: “Gino Strada è la Milano migliore, il Sessantotto migliore, la dimostrazione che l’utopia non è ingenuità ma fede creatrice”.
“La mia prima volta a Kabul è stata con lui. Il suo ospedale era in costruzione. Curava tutti, dialogava con tutti, anche con i talebani. Un grande medico, un grande esempio dell’impegno umanitario”, così la giornalista Tiziana Ferrario. “Ci hai mostrato col tuo esempio che il dolore è universale come la pietà. Hai avuto un coraggio immenso, sempre in prima linea. Con le idee chiare e radicali di chi ha visto, fatto, sofferto, vissuto. Il bene che hai fatto resta Ciao Gino Strada, indimenticabile”, ha twittato il giornalista e conduttore di La7 Corrado Formigli. “Proprio oggi, sul nostro giornale, il suo ultimo straordinario racconto sull’Afghanistan, un paese distrutto, che ha amato tanto”, gli ha fatto eco il direttore de La Stampa Massimo Giannini. “Essere qui, oggi, nell’ospedale di Emergency a Kabul, nel giorno in cui se ne è andato Gino Strada”, sono le toccanti parole della giornalista e scrittrice Francesca Mannocchi, che pubblica la targa fuori dall’ospedale dedicata proprio a Strada.
“Dalla parte dei più deboli, schierato sempre per il diritto di esistere, contro le guerre e ogni discriminazione, per il dovere morale alla cura di tutte e tutti, un grande uomo….”, ha detto Vladimir Luxuria.”Perdiamo un grande uomo, coraggioso, generoso, un grandissimo esempio per tutti, che rimarrà , come tutti coloro che salvano e salveranno vite con Emergency”, ha scritto invece Alessandro Gassmann. “Eri tutto ciò che dovrebbe essere un medico, un costruttore di pace, un santo dei nostri giorni”, sono state le parole di Elio di Elio e le Storie Tese. Vauro Senesi, vignettista del Fatto: “Gino Strada se n’è andato. Capitava. Ci capitava, in Afghanistan come in Iraq, come in tanti luoghi di guerra, di restare senza parole davanti all’orrore ed alla sofferenza. A volte insieme le cercavamo per denunciare il crimine che è la guerra. Dovevamo trovarle e le trovavamo. Io invece oggi non ne trovo per dire il dolore che la scomparsa di Gino mi provoca dentro. Non le trovo perchè non possiamo più cercarle insieme. Addio caro Gino”.
“La perdita di Gino Strada è una perdita per il mondo intero, uomini di questo valore sono rarissimi. Aveva un sentimento che lo animava di giustizia, di amore e rispetto per l’integrità della vita umana, la dignità e l’uguaglianza. Quando Ippocrate ha espresso il suo giuramento era come se avesse davanti Gino Strada”. È invece il ricordo di Moni Ovadia: l’attore scrisse la prefazione al libro di Strada ‘Pappagalli verdi – Cronache di un Chirugo di guerra‘, del 2002.”Gino Strada era un essere umano, un medico, unico nel suo genere.- dice il musicista e scrittore -. Ha dato tutto se stesso, sia come organizzatore di un progetto straordinario” come Emergency “tra i più importanti che abbiano visto la luce nel Secondo dopoguerra, sia come chirurgo”. Ovadia prosegue: “Una volta mi disse: io sto bene quando sono in sala operatoria. Voleva vedere tornare alla vita persone che rischiavano di perderla. Il momento più sacro per lui era quando gli capitava di operare un bimbo neonato e gli salvava la vita. Gino diceva che in quel momento ‘quando lo vedo ritornare alla vita, è per me il momento più grande’. Aveva un sentimento verso la vita come io non ho mai incontrato in altre persone”, conclude.