Salvatore Coniglione, 60enne allevatore della provincia di Siracusa, è finito in carcere insieme al figlio 27enne Francesco, con l’accusa di aver appiccato - a luglio - una serie di incendi che hanno devastato alcune aree boschive del comune di Buccheri, nel siracusano. L'obiettivo era allargare le zone di pascolo, il che avrebbe permesso alla loro azienda agricola di risparmiare denaro grazie all’acquisto ridotto di foraggio
“Tu vedi che esce, il giorno del mezzo agosto. Ti dico. Ci sarà un giorno da piangere per Buccheri”. Progettava un Ferragosto di fuoco Salvatore Coniglione, 60enne allevatore della provincia di Siracusa finito in carcere insieme al figlio 27enne Francesco, con l’accusa di aver appiccato – a luglio – una serie di incendi che hanno devastato alcune aree boschive del comune di Buccheri, nel siracusano. Le indagini svolte dai carabinieri di Noto (guidati dal tenente Sebastiano Russo) e del comando provinciale di Siracusa (agli ordini del colonnello Giovanni Tamborrino) hanno accertato che le azioni erano state progettate e messe in atto tenendo conto anche delle condizioni del vento e della temperatura, con il chiaro obiettivo di allargare le zone di pascolo dei propri animali, il che avrebbe permesso alla loro azienda agricola di risparmiare denaro grazie all’acquisto ridotto di foraggio.
“Vedi dove sono tutte queste cimare, tutti questi valloni… tutti accesi sono. Tutti. Come cammini di là arriva. Un giorno è partito da… è partito da quelle isole e c’era il vento, mbare… Lo sai il giardino là sotto, dove c’è il giardino di fronte la ‘Mannuca’? Le gambe lì l’avevo bruciato!”. Eppure, nonostante l’attenzione alle condizioni metorologiche, in alcuni casi il 60enne aveva corso dei rischi eccessivi: “Nel varco Pisana si è incendiato una mezza salmata di fronte al catanese, c’era un vento pericoloso, se non mi toglievo mi bruciavo”. Nelle intercettazioni captate dai militari, in diverse occasioni, padre e figlio avevano confessato ai propri conoscenti di “puliziare” (un termine gergale che indica la trasformazione di boschi in pascoli) una serie di zone invase da sterpi e rovi. “Io puliziai – spiegava Salvatore Coniglione – a partire… a partire praticamente da là sopra dov’è la finaita con il becco, arrivare qui a varcu Pisana almeno ne ho pulito quattro salme (unità di misura agricola che corrisponde a 17mila metri quadri, ndr)”.
Non solo. Facendo riferimento a un incendio che il 30 luglio ha incenerito una vasta zona tra tra Vizzini e Buccheri, il 60enne ha aggiunto: “Poi ci fu dice quanto partì da Vizzini e si finì di pulire minimo altre due salme pulito!”. Per il gip di Siracusa Andrea Migneco, che ha disposto la custodia cautelare in carcere, “anche in questa circostanza Coniglione Salvatore confermava, ancora una volta di aver appiccato un incendio con la finalità di “puliziare”, ossia ‘pulire’, intendendosi nel gergo tale termine per trasformare i terreni o i boschi in futuri pascoli per animali d’allevamento”. I carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Noto, sotto la direzione della procura di Siracusa, in poche settimane sono riusciti a individuare la pista investigativa della cosiddetta “criminalità dei pascoli abusivi”, che, come scrivono i militari in una nota inviata alla stampa, “vede alcuni allevatori senza scrupoli commettere ogni tipo di abuso al fine di ampliare le terre di pascolo per il proprio bestiame, in particolare per risparmiare sulle spese di acquisto del foraggio”.
Le iniziative dell’Arma avevano indispettito Salvatore Coniglione al punto che l’uomo progettava persino azioni ritorsive nei confronti dei militari: “Lo ha detto a mio figlio, gli dice a tuo padre che sta attento, perchè dice, ce l’hanno proprio con tuo padre. Quando scende la macchina … dopo mezz’ora … loro hanno la squadra di pronto intervento… Ora basta con la macchina… eh, senza macchina gli devo fare a questi cornuti!“. E da quelle indagini i militari hanno scoperto anche che i progetti di fuoco del 60enne miravano a un’azione clamorosa ed eclatante per il giorno di Ferragosto. “Tu vedi che esce ti, giorno del mezzo agosto! Vedi tu, iddhi. che n’esce! A me non mi devono… già gli ho dato fuoco! Nelle ‘manche’ di fronte al catanese là sotto. Di fronte alla “Vannuti”! Quelle isole tutte squagghiaro (bruciarono, ndr). Ti dico, ci sarà un giorno da piangere per Buccheri”. Le fiamme per Salvatore Coniglione sono vendetta e sollievo, la soluzione a ogni problema. “Il fuoco – conferma il suo interlocutore – sistema tutto!”.